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I primi bolognesi che scrissero versi italiani
Memorie storico-letterarie e saggi poetici
Salvatore Muzzi
Tipografia di Giulio Speirani e figli, 1863, pagine 51

Digitalizzazione OCR e Pubblicazione
a cura di Federico Adamoli

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   L'amor fino ch'io porto nel casso, E non lasso — per nulla increscenza; Chè 'n soffrenza — conviene che sia Chi disia — l'amoroso conforto.
   Poi pietanza in altrui si disciovra,
   E s'adovra — in altrui fuor che in meve. — Pianto mio vanne a quella che deve Rimembrarsi di mia vita povra; Di' che scovra — ver me suo volere. —
   • Se piacere — ha ch'io senta la morte, A me forte — gradisce esser morto.
   L'Alighieri nel Volgare Eloquio, cita una canzone d'Onesto che più non abbiamo, e che incominciava:
   Più non attendo il tuo soccorso, Amore;
   ed il Trissino nella Poètica ne cita un' altra, che ancor essa è perduta, e della quale reca i versi seguenti :
   Amor m'incende d'amoroso foco Per voi, donna gentile, Onde lo cor si strugge a poco a poco, E da me fugge e'n voi cerca aver loco.
   Se queste Canzoni del bolognese rimatore sono perite, noi sono altre due che trovatisi alle slampe, con undici sonetti, quantunque in ogni parte scorrettissimi : e perciò noi ci staremo contenti a quella Ballata di buona lezione che abbiamo già riportata.
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