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I primi bolognesi che scrissero versi italiani
Memorie storico-letterarie e saggi poetici
Salvatore Muzzi
Tipografia di Giulio Speirani e figli, 1863, pagine 51
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dell'antica scabrosità, moverà sospetto negli esperti di filologia che la felsinea poetessa fosse meno antica di Giulio d'Àlcamo e di Pier dalle Vigne. E infatti leggiamo nella Cronaca bolognese di Bartolommeo della Pugliola, contemporaneo della Bianchetti, sotto l'anno 1334 questa notizia:
« All'entrata del mese di Novembre messer Carlo figliuolo » della Maestà del Re Giovanni di Boemia, eletto imperadore » venne a Padova. Di lì si partì, e venne a Mantova, che si » teneva per que' da Gonzaga, e con poca gente. Quei che ven-» nero furono quasi tutti Baroni di sue contrade. Con lui era la » Reina sua donna, e figliuola della Maestà del Re di Polonia. » Con lei era in compagnia una venerabile Donna bolognese, » che sapeva ben parlare per lettere, e sapeva bene il Tedesco, » il Boemo e l'Italiano. Aveva nome Madonna Giovanna, fi-» gliuola che fu di Matteo dei Bianchetti di strada s. Donato, » ed era vedova, e fu moglie di Messer Buonsiguore de' Buon-» signori da Bologna Dottore di Legge. »
Tale notizia d'uno scrittore diligente ed erudito, ci fa aperto che Giovanna Bianchetti viveva ancora nel 1334, e ch'era venerabile, cioè di grave età; il perchè, mentr'essa può aver posto fra i rimatori del secolo deciraoterzo, ci appare manifesto com'ella dovesse fiorire nella seconda metà, anzi nell'estremo del medesimo: e di qui la ragione di quei pregi di poesia che sono proprii del beato trecento, e i quali mancano per debolezza puerile, al secolo antecedente, e sovrabbondano talora, per soverchio d'arte e di rigoglio, ne' secoli di poi.
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