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I primi bolognesi che scrissero versi italiani
Memorie storico-letterarie e saggi poetici
Salvatore Muzzi
Tipografia di Giulio Speirani e figli, 1863, pagine 51
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adoprato da'suoi monaci in rilevanti negozi. Nè solo i Monaci ma la Città giovavasi del bell'ingegno, del pronto eloquio e della solerzia di lui. Infatti sappiamo che ai 6 di marzo del 1288, il Pretore di Bologna, il Capitano'della milizia, col Magistrato degli Otto e coi quattro Anziani eletti sopra la guerra mandarono ambasciatori al Pontéfice, tra i quali due sapienti di Credenza e il detto frate Rauieri, acciocché di concordia coi Fiorentini conducessero alcuni negozi; perchè trattandosi allora la pace col Marchese Azzo da Este, erasi a tal fine fatto compromesso nel Pontefice Onorio IV, il quale poi mancava nell'anno stesso, e lasciava il seggio al quarto Niccolò.
Essendo quindi ritornato da Roma il rispettabile Conventuale, presentò le lettere e gli apostolici Decreti, pei quali era disposto: che i Bolognesi consegnassero la custodia del Castello di Piumazzo ad esso Frate Ranieri in nome del Papa, il qual Frate così lo tenesse finché il Pontefice mandasse un altro che a nome suo ne fosse guardiano, pur sempre a carico dei Bolognesi: che Azzo e Francesco da Este consegnassero dal canto loro alla custodia di Fra Gerardo da Barbiano dell'ordine dei Predicatori, in nome del Papa, il Castello di Spi-lamberto, a carico degli Estensi medesimi.
Dopo questo fatto, non è memoria di Ranieri se non del 1302, nel quale anno il famoso Bonifazio Vili, gli scriveva una lettera, della quale si conserva copia nella Biblioteca dell'Ateneo bolognese, mercè la munificenza del gran Pontefice Benedetto XIV. che fece raccogliere dall'Archivio Vaticano quanto di Lettere, Brevi e Bolle riferisse a Bologna, cui ne mandava lieto dono come amoroso figliuolo a tenera madre.
Di qual anno, e dove morisse il Samaritani sarà forse indarno la ricerca, poiché i cronisti di quell'età non ne fanno parola: soltanto sappiamo che del 4316 non era più, poiché