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I primi bolognesi che scrissero versi italiani
Memorie storico-letterarie e saggi poetici
Salvatore Muzzi
Tipografia di Giulio Speirani e figli, 1863, pagine 51
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in quest'anno furono venduti i suoi libri a benefizio del Monastero. — Ecco quel tanto che si conosce della vita domestica e pubblica del nostro Ranieri, il quale se fu lodato di abilità e di prudenza nella pratica degli affari, fu puranche io estimazione come cultore delle buone lettere e dell'italiana poesia. Soltanto ne duole che quello che di lui asseriscono il Crescimbeni ed il Bargiacchi, cioè che Fra Ranieri non tenne un ultimo posto tra i rimatori del secolo decimoterzo, non possa provarsi col suggello de'fatti; perocché se v'ha poesie di.quei tempi sformate dall'ignoranza o dall'incuria de' copisti, e'sono quelle certamente del bolognese Samaritani, che, per tal pecca degli amanuensi, fu detto dal Redi, rimatore de' rozzi e remoti tempi : ed esso Redi pubblicò anzi una Frottola di Fra Ranieri, tanto deforme e misteriosa, che alcuni critici non dubitarono asserire che quella era un bizzarro accozzamento di parole senza verun significato; ed altri (fra' quali il Perti-cari) la tennero in conto di laida e pazza scrittura, simile al famoso Pataffio di Brunetto Latini. Ma siffatte congetture e sentenze sono a ritenersi false ed ingiuste: imperocché un balzano cervello che partorisse sconce frottole e matte scritture, non avrebbe potuto levarsi in onore né fra i laici né fra i monaci, siccome avvenne di lui; né un letterato ridicolo po-teva salire a dignità d'ambasciadore della patria presso il Pontefice, né venir eletto alla custodia d'un paese in nome del Papa e per la patria.
Pare dunque più probabile che le poesie di Ranieri fossero mal copiate ne' Godici e malissimo lette. Infatti chi può capire che cosa significhi la seguente Frottola a messer Paolo di Castello, la quale fu pubblicata, come s'è detto, dal Redi (nelle annotazioni al suo Bacco in Toscana) traendola da un antico testo a penna da essolui posseduto?
Ed eccola:
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