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I primi bolognesi che scrissero versi italiani
Memorie storico-letterarie e saggi poetici
Salvatore Muzzi
Tipografia di Giulio Speirani e figli, 1863, pagine 51

Digitalizzazione OCR e Pubblicazione
a cura di Federico Adamoli

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   Se poi a mezzo giorno cangia e muta, Ritorna in pioggia la dolce veduta Che da prima mostrava. Lo pellegrino che securo andava Per la speranza di quel giorno bello Diventa fello (1) e pieno di pesanza: Così m'ha fatto Amore a mia certanza.
   Così m'ha fatto amore certamente,
   Che allegramente — in prima uri mostroe Sollazzo, e tutto beu. dall'avvenente (2); Alla più gente — lo core, cangioe. Credendomi di tfar tutta mia vita Savio, cortese, di bella partita, E gir per quella baldo Che passa lo giacinto e lo smeraldo, Ed ave tai bellezze ond' i' desìo E saccio e crio (3) — che follia lo tira Chi lauda il giorno avanti che sia sira (4).
   Assai vai meglio buono incominciare,
   Che dopo il fare — non va^l pentimento. Per voi m'ha messo» bella, Amore iu piare; Fammi tornare — a porto di contento. Sì voi m'avete tolto remi e vela, Che travagliasi il cuore, nè medela (5) Ei spera, donna mia. Se m' hai levata la tua compagnia Deh me la rendi, donna, tutta in una.
   (1) Provenzale fel, triste.
   (2) Dall' avvenente, provenzale, cioè dalla mia bella.
   (3) E so e credo.
   (4) Sira, sera, siciliano e bolognese di dialetto vivo.
   (5) Latinismo, medicina.
   3*
   v^ooQle