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I primi bolognesi che scrissero versi italiani
Memorie storico-letterarie e saggi poetici
Salvatore Muzzi
Tipografia di Giulio Speirani e figli, 1863, pagine 51

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a cura di Federico Adamoli

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   tendo innanzi irrefragabili prove, onde risulta che il Bamba-gliuoli è il vero autore di quello scritto, e che re Roberto amò le lettere e i letterati ma non ebbe fregio di poetica facoltà.
   I Commentari latini del Cancelliere Graziolo furono tradotti in volgare favella, probabilmeote da un toscano,, e trovansi e leggonsi a Firenze nella Riccardiana. In un manuscritto della Barberina di Roma è fatto cenno d'un Codice del Bambaglioli, ch'esser doveva in Bologna nella Libreria degli Agostiniani di s. Giacomo; il quale però non vi si trova. Bensì nella Lau-renziana di Firenze leggonsi manuscritti i metri, italiani del-l'erudito bolognese, cioè il Trattato delle Virtù Morali; che incomincia con questo verso:
   Amor che movi il del con tua virtute,
   e finisce con questi altri:
   « Opra novella, poich'hai dimostrato i vizi e le virtù d'umana vita, Consiglia che ciascun anzi l'uscita Proveggia bene a suo eterno stato: Poi venga lode, grazia e riverenza All'infinita e superna eccellenza, La quale in sua pietade Ti ha spirato per la veritade. »
   La miglior edizione del Trattato Morale del Bambaglioli, è la moderna pubblicala in Modena nel 1821 con somma ac* curatezza dal benemerito e laborioso monsignor Celestino Ca-vedoni, filologo di multiforme erudizione, archeologo di profondissima dottrina. Da tale edizione pertanto copieremo qui alcune Rubriche, le quali varranno a render prova del maschio e sobrio poetar di Graziolo, e del suo modo sentenzioso.
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