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I primi bolognesi che scrissero versi italiani
Memorie storico-letterarie e saggi poetici
Salvatore Muzzi
Tipografia di Giulio Speirani e figli, 1863, pagine 51
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e i Bolognesi, cui tennero dietro i Toscani, ai quali toccò e restò il vanto deUa più polita e più gentile favella. I quali tutti iniziatori della bella lingua armoniosissima, che si fece poi universale per l'invenzione della stampa, non debbono andare dimenticati dai posteri, ma debbono invece esser tenuti in onore. E se d'onore sono degni i padri e gli ampliatori delle buone ed utili discipline, ^assai più lo debbon essere coloro che al merito scientifico e letterario aggiunsero amor di patria .e quell'esemplare emulazione che tanto giova a chi discende cou altri ed altri nella medesima palestra. Il perchè ne gode l'animo pensando alla concordia d'affetto che regnava tra i padri della uostra lingua da vai di Po all'estremo lembo della Sicilia, con vantaggio e lode comune; mentre'si stringe il cuore alla vista di più recenti letterati, che postergata ogni amicizia ed ogni scambievolezza di consiglio, si moslran fra loro rabbuffati ed iracondi; talché non paiono usciti dalle scuole dell'Accademia, ma dal sangue e dalle coltella dell'Anfiteatro. Non potrà duuque (conchiuderemo col Perticari) dirsi perfetto in ogni sua parte chi pasce la mente di qualche dottrina, -se ad un tempo non nutre l'animo di virtù, e non caccia fuori di sé l'ira, l'invidia, la vile ambizione, il dispetto è l'odio dell'altrui fama: affezioni tutte che non si accordano giammai con chi aspira all'onesto vSnto di essere sapiente.
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