Stai consultando: 'Processo per l'omicidio premeditato sulla persona del console generale Inghirami ',

   

Pagina (28/74)       Pagina_Precedente Pagina_Successiva Indice Copertina      Pagina


Pagina (28/74)       Pagina_Precedente Pagina_Successiva Indice Copertina




Processo per l'omicidio premeditato sulla persona del console generale Inghirami


Tipografia dei FF. Nistri, 1870, pagine 74

Digitalizzazione OCR e Pubblicazione
a cura di Federico Adamoli

Aderisci al progetto!

   
[Progetto OCR]




[ Testo della pagina elaborato con OCR ]

   — 28 —
   quali andavano sempre a trovarla, le avevano confidato cosa volevano fare; — che anche subito dopo il fatto, le avevano detto di avSrlo eseguito insieme ad altri; '— che nel Settembre 1869 essendosi condotta a Lucca in un postribolo diretto da una certa Giannini, le era riuscito di avere un colloquio col Fraschi alle carceri di S. Giorgio, ed avere avuta volontà di mandargli anche il desinare.
   Che essa testimone essendo tornata nel Gennajo del corrente anno nel Sifilicomio di Pisa, ove trovavasi sempre la Bicchierini, questa tornò a confermarle che li uccisori del Console Inghirami, e li autori dell' attentato alla vita del Generale erano stati il Dodoli ed il Fraschi ajutati da Sgarallino, e dai suoi compagni, fra i quali le parve che le nominasse un Pagliai — Che la Bicchierini le soggiunse parlando degli imputati « cosa vuoi che li facciano, quando tutti provano che erano alla Minerva, perfino i Tavoleggianti, come lo prove/rei ancor io » e dissele altresì che uno degli autori dei delitti Che sopra era fuggito e che fra otto o dieci mesi sarebbe tornato dando ad intendere che era stato egli solo quegli che aveva ucciso il Console e ferito il Generale.
   La Di Prete tornata dopo pochi giorni da Pisa e rientrata nel Casino condotto dalla di lei padrona Teresa Nuti, raccontò subito a questa molte delle cose confidatele dalla Bicchierini. Ed infatti in ciò concorda la Nuti, la quale aggiunge aver detto alla Di Preteche usasse prudenza, perchè dal partito di Sgarallino vi era da essere ammazzati.
   E vero che la Bicchierini chiamata in giustizia, mentre ha concordato molte delle circostanze da lei riferite alla Di Prete, ha negato le confidenze fatte alla medesima sul conto degli autori della strage.
   Ma questa sua impugnativa non è attendibile, ed è anzi la prova manifesta della veracità delle sue rivelazioni se si pone a confronto con la dichiarazione della Di Prete. Imperocché è impossibile e repugnante troppo ad ogni regola di sana critica che la Di Prete, di carattere sincero, ed incapace a mentire, che non conosceva gli imputati, che non
   Li 005? le