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Processo per l'omicidio premeditato sulla persona del console generale Inghirami


Tipografia dei FF. Nistri, 1870, pagine 74

Digitalizzazione OCR e Pubblicazione
a cura di Federico Adamoli

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   scienza propria, o per scienza altrui, in specie quando il Camaiti concorda di avergli tenuto parola del fatto in genere.
   D'Emilio Mozziconi non altro può dirsi che la giustizia avendo dovuto in questi ultimi tempi richiamarlo a deporre, non potè mai 1' usciere incaricato di consegnargli la sua citazione, rinvenirlo al proprio domicilio per essersi cambiato il suo vero cognome di Mozziconi in quello di Calvani, come resulta dai documenti esistenti negli atti di questa Causa.
   Qual fosse la ragione di tale contegno non è chiarito, ma è facile indagarla attribuendola ai soliti ostacoli frapposti al corso del procedimento da agenti misteriosi.
   Sebbene il deposto di Giuseppe Bondi sia tuttora importante e lo fosse molto più in quei primordj dell'istruzione nei quali la giustizia dovette assistere al doloroso spettacolo della reluttanza a deporre per parte di coloro che trovaronsi presenti al fatto, e che se ne fecero assenti, o che costretti a deporne, tutto negarono, e dissimularono, tuttavia non essendo state apprezzate a dovere le sue dichiarazioni, giova che di lui sia detto quel tanto che serva a dileguare ogni dubbiezza.
   Che costui non abbia appunti di sorta nei rapporti di moralità, nè pregiudizj con la giustizia, lo giustificano ampiamente le carte che si trovano negli atti.
   Che egli non errasse nell' indicare le persone da lui vedute immediatamente dopo il latto, e provenienti dal luogo del misfatto in atteggiamento più che sospetto, lo provano le giudiciali recognizioni dal medesimo fatte del Dodoli, dell' Antonacci, del Fraschi, e del Ciucci.
   Che esso sia riuscito a dare piena contezza di sè nelle ore pomeridiane del 24 Maggio, ed in tutti quei momenti che tenne dietro al Dodoli, al Fraschi, ed al Pagliai, e finché vide risortire il Dodoli col Ciucci dalla Trattoria della Fortuna, è ciò che è ben facile dimostrare.
   Disse che nel pomeriggio del 24 Maggio era stato a fare il fiasco nella bottega Canessa, e lo provano i testimoni Egidio Mazantini, Federigo Balduini, ed Egisto Dori.
   Disse che quando fù incontrato dal noto testimone Leo-
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