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Ed infatti, parlando del caso nostro, ninno degli impn- ' tati ha cercato principalmente di sottrarsi all' accasa col dimostrare con plausibili mezzi la propria condotta in tatti i precedenti del fatto, la propria incapacità a commettere simili misfatti, e la mancanza di qualanqne siasi causa a delinquere. E tanto meno a discaricarsi da ogni altro appunto che gli è stato obiettato.
Invece i loro sforzi sonosi diretti ad escludere la interessenza sul luogo, e nel momento della strage, fissando ciascuno un quartiere generale in vari punti della città.
Come più volte è stato detto, lo Sgarallino ed il Dodoli vogliono essere nel Caffè della Minerva, e la maggior parte dei testimoni da loro indotti li secondano. È però notevole una circostanza, che fra i medesimi figurando i tavoleggianti di quel Caffè, di questi appunto si dichiarò bene informata nei suoi discorsi con l'Amabilia Di Prete quel-l'Elettra Bicchierini confidente dei due imputati, e ganza di altro di loro, fino al punto di dire che pur essa li avrebbe fatta la prova in favore, sebbene certa, com1 era, della loro colpevolezza.
Il Fraschi dalle quattro alle 9 e mezzo di sera si fà sempre nella Trattoria della Fortuna a fare il fiasco, malgrado chè in questo periodo di tempo sia veduto in diversi punti della Città. Pure i suoi testimoni lo sostengono. Soltanto egli ammette (e la coincidenza dell'ora è rimarchevole) di essere andato sulle 24 a provvedere ftd un bisogno.
Il Pagliai soffre in quel giorno di male di nervi, che lo costringe a stare sempre in casa un poco levato ed un poco a letto. Ed i suoi testimoni, per quanto non parlino di male di nervi, nè di decubito, dicono averlo veduto spesso girondolare nella sua Trattoria.
L'Antonacci è affetto da una sciatica, o reuma, guadagnata nella Campagna del 1866, e può appena camminare. Nondimeno vuol essere stato in molti luoghi, ma il suo obiettivo è neir osteria dei coniugi Ferrini nel Quartiere della Venezia.
Si noti avanti tutto che, tranne due dei suoi più fidi
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