Una stampa licenziosa tentava subito di traviare 1' opinione pubblica per imbarazzare il corso della giustizia; trasformando il reato comune del premeditato omicidio in un reato politico, ne faceva 1' apologia, e qualificava per fino alcuni degli arrestati benemeriti della patria.
La Fratellanza Artigiana presentava alle autorità giudiziarie violenti proteste contro gli atti istruttori che si andavano facendo, e specialmente in relazione alle perquisizioni ed alli arresti operati.
Mille influenze locali si attivavano per frastornare l'azione della giustizia investigatrice, spingendosi fino alle clandestine corrispondenze coi detenuti nel carcere dei Domenicani.
Le autorità stesse del luogo erano molestate da ripetute minacce di morte per via di lettere anonime, referentisi alle indagini per la scoperta degli autori del crimine.
Fu necessario quindi sottrarre la procedura a un tal pericoloso ambiente, e nel 9 Giugno 1869 una Sentenza di questa Corte di- Appello ne ordinava la remissione, per motivi di pubblica sicurezza, all'Uffizio d'Istruzione di Lucca, per cui i detenuti venivano tradotti nello Stabilimento carcerario di S. Giorgio in questa città.
Tornava allora la stampa anzidetta a qualificare come arbitraria ed illegale siffatta misura, e quindi pubblicava proteste di private persone affermanti la innocenza degli imputati.
Si inoltrava anco al Governo un ricorso munito di poche centinaja di firme raccolte in guise diverse, nel quale, ripetendosi l'affermazione dell' innocenza degli incolpati, domandavasi la loro pronta liberazione.
Le stesse manovre ed intrighi s'instauravano poi in Lucca per corrispondere clandestinamente coi detenuti in S. Giorgio, e fuorviare le regolari investigazioni della giustizia, tantoché poi fu necessario che per motivi di sicurezza, di disciplina, e d'interesse stesso della istruzione venissero tradotti nel Penitenziario di Volterra, sotto regime Hi carcere di custodia, due dei più importanti imputati.
La solita stampa non mancava di qualificare questo
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