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   provvedimento come un arbitrio ingiustificabile, ed un atto di persecuzione.
   E frattanto l'istruttoria procedeva innanzi e si avviava al suo compimento, incontrando bene spesso per via testimoni che si rendevano renitenti alla legale citazione, ora preferendo di venire accompagnati all' Ufizio istruente dalla pubblica forza, ora tentando, per non essere rintracciati e costretti ad esame, di cambiare nome, cognome, e dimora; — testimoni che prima di deporre erano stati sottoposti a pressure dirette o indirette per favorire gli imputati; — testimoni che per timore di vendetta tacevano la verità, o scientemente la negavano e 1' alteravano; — testimoni infine che, dopo avere liberamente affermato il vero, si trovavano esposti a vedersi minacciata ed anco effettivamente insidiata la personale sicurezza e la vita.
   E finalmente la medesima stampa negli ultimi tempi scendeva persino alle più offensive e calunniose insinuazioni proclamando la lunga detenzione degli imputati non esser altro che un atto di servilità del Governo italiano verso una potenza straniera, ed un modo di compiacenza della magistratura venduta al potere.
   Basti tutto questo per ciò che attiene alla storia esterna della istruzione.
   — Vediamone ora le risultanze:
   Molti documenti e moltissimi testimoni rivelano l1 esistenza in Livorno d' un associazione avente i caratteri di quella superiormente descritta, che prendendo a pretesto la politica, abusando del suo nome, e cuoprendosi delle apparenti e svariate sue forme è riuscita a porre in pericolo la pubblica quiete, e turbare quella città per violenze d'ogni maniera ed anco per reati di sangue bene spesso rimasti impuniti per artificj nel nascondere e render mute da un lato le prove, e per difetto dall' altro di coraggio civile a fornirle.
   Non pochi son quelli che compongono questa associazione, e mentre come più influenti ed arditi membri di essa figurano Jacopo Sgarallino e Corrado Dodoli, ne fanno indubbiamente parte attiva altresì gli altri imputati Luigi
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