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biamo fermarci al celtico, dal quale il latino e il greco, e dal celtico trapassare alla lingua madre, il sanscrito. Giuseppe Mi cali nell'opera 1'/-talia avanti il dominio dei Romani comprese questa veritą, tranne che non seppe, ampliando il concetto, assegnarne la causa. «Le iscrizioni tro-« vate, egli dice, dalle radici delle Alpi fino alle « Calabrie, ci fanno conoscere un linguaggio pri-« retitivo comune agi' Italiani. » La Genesi ralumen la la grande migrazione di popoli dall'Asia in altre regioni, dopo che a Senaar sorse la confusione delle lingue. Il Signore, vi ņ scritto, disperse ili lą i popoli sulla faccia della terra. L'Oriente, culla del genere umano, diede non solo F uomo, ma idiomi, religioni e scienze.
Como, Bergamo, Licinóforo e qualche altra terra circostante appartengono ai Celti, che nella prima invasione dei popoli dall'Oriente in Occidente si alloggiarono in mezzo alle nostre montagne col nome di Orobii. Il territorio da loro occupato re-.sta circoscritto nello spazio dove giacciono le colline e i monti sopra l'antica Insubria fra il Vorbano e il lago Sebi 110. Il grosso della popolazione, argomentando dalla positura delle tre terre di Barra, Licinóforo e Como, stette nelle montagne fra Como e Lecco. Discesi gli Orobii su quel piano declive, in cui ora sorge Como, elessero a fermarvi le loro sedi le parti situate alle radici dei monti, anziché le mezzane, perchč queste erano allora dai torrenti solcate e possedute.
Galvano Fiamma, cronichista milanese del xiv secolo, č stato il primo a supporre che presso il laghetto di Annone fosse posta la cittą di Barra, e precisamente dove s'innalzano le vette di monte Barro: la quale abitata gią dagli Orobii, e perita,