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Storia antica di Como

Maurizio Monti
Tipografia de' Classici Italiani, 1860, pagine 259

Digitalizzazione OCR e Pubblicazione
a cura di Federico Adamoli

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   LIBRO II. 35
   carnagione, biondi le chiome, d'indole audace, battagliera. Scorze d alberi e pelli d'animali , talora vesti a vivaci colori usavano a coprire nudità. Principile lusso armi dorate, braccialetti d oro e collane, intarsiate di preziosi metalli e di corallo. Innanzi ai venti anni non menavano moglie : i figli appena nati tuffavano nelle acque correnti; e i padri godevano nei figli e nelle mogli diritto di vita e di morte. Città vere non avevano, ma qualche borgo con casipole in isola, difese da terrapieni o da tagliate d'alberi. Inchiodavano alle porte teschi di lupi e di altre fiere, e ne facevano pompa, rendendo le loro abitazioni immagine ili un ossario. Gli stessi crani dei nemici, uccisi in campo, ostentavano su lancie, e appesi ai colli dei cavalli ; o legati in oro e guardati, come cimelii, servivano di tazze nei geniali banchetti. Non conoscevano nò scienze, nò arti, coltivavano maravigliosamente le amicizie, e più riputato ehi numero maggiore vantasse di amici. Non leggi, ma usi: viventi in comunanze di famiglie sotto un capo detto il Bretino, eletto annualmente ; e gli pagavano tributo. Il culto religioso non mansueto e fonte di civiltà, ma barbaro, tra gli orrori esercitato di oscure selve con sacrifizi! di umane vittime entro cataste di legno, abbruciate vive. Credevano la trasmigrazione delle anime, una vita futura, e che il mondo fosse eterno.
   Discordie intestine, o, come altri pretende, una invasione di Cimbri, li costrinse a sloggiare dalle Gallie, e sì misero in viaggio divisi in due grandi famiglie. La prima sotto il capitanato di Segoveso varcò il Pieno e innoltrossi nella Germania ; l'altra, composta di Biturigi e loro clienti, di Arver-ni, di lului e di Ambarri, condotta da Belloveso,