LI URO II. 37
dell'Adige, e clic da lieto venne Rezia dilaniata. Quesla fuga e permanenza tra le Alpi è narrala soltanto da Plinio e da Giustino; e non aggiungendosi da loro particolarità veruna, riesce diflicile a comprendere in qual maniera un popolo, che non aveva saputo resistere ai Galli in campo aperto, potesse nultostante penetrare tra le balze di alte montagne, debellarvi gli abitatori e subito procacciarsi stabile domicilio. Torna più naturale a credere, e di questo parere sono illustri scrittori, che gli Etruschi possedessero già le Alpi nostre, qual primitiva loro sede innanzi di calare verso le rive dell'Arno, o che nei tempi felici delle loro conquiste intorno al Po se ne fossero resi padroni, come difesa esteriore dcll'lnsubria e de' suoi laghi contro i barbari del Settentrione. Lo stesso nome di Reti o di Rezii, anziché da Reto capitano, avvertono gli eruditi, provenire da voce ancor viva in alcune vallate della Rezia , e che, non meno del nome di Orobio, dato ai Co-mensi, significa abitatore di montagna (3). Tito Livio, vissuto sei secoli dopo questi fatti, ci avverte che durava aJ suoi tempi una somiglianza di pronunzia nel linguaggio dei due popoli, Reti e Etruschi. Noi stessi udiamo tuttavia a Bormio, e in altri solitari! distretti di Valtellina, più spiccato l'accento etrusco, che non sulle rive del Lario, o per entro le valli confinanti all'antica Insubria; e molte voci valtellinesi non trovano riscontro che nelle voci delle parti più interne della moderna Etruria. I nomi delle terre di Tirano, di Teglio, di Talamona e somiglianti, palesano una provenienza etrusca; e restano quale inconcusso monumento di storia non meno remota che oscura. La Valtellina, e propriamente sotto questo nome, si