capitolo primo. — condizioni del pensiero italiano, ecc. 5
dei loro costumi, e introdotto in Francia il lusso la dissolutezza, l'avvelenamento, la menzogna, la simonia (1).
I progressi della corruzione furono spaventevoli.
L' amore sfrenato di dominare, la cupidigia delle ricchezze, 1' oblìo profondo di ogni cura spirituale, dall'alte sfere della gerarchia ecclesiastica si propagarono fino alle più basse. Vescovi tiranni e simoniaci, ecclesiastici ipocriti e dissoluti sparsi nella società, collo scandalo giornaliero della loro vita, vituperavano nel fango una dignità in essi un tempo così rispettata.
Ad un tale contrasto fra l'ideale della condotta religiosa e la sua realtà, come non doveva spuntare sul labbro il beffardo sorriso del Boccaccio e del Sacchetti! tutti si scagliavano contro la corruzione della Chiesa, e gli uomini che serbavano vivo in petto il sentimento cattolico contemplavano con profondo rammarico la rapida decadenza delle sue istituzioni e del suo prestigio.
Già abbiamo visto i Visconti accogliere con ischerno feroce le scomuniche fulminate lor contro dai Papi, i fiorentini chiamar santi gli otto della guerra contro il Pontefice, ed i signori delle Romagne, non curanti l'ire e le ininaccie della Chiesa, non ubbidire che alle ispirazioni della loro cupa e sanguinosa politica. I Siciliani dopo i Vespri durarono per 80 anni in guerra con la Chiesa, ed i principi d'Aragona non si mostrarono meno indifferenti dei loro popoli alle scomuniche.
Nelle corti italiane la religione era od arte di governo od ipocrisia, nella maggior parte dei cittadini veniva sostituita da una profonda indifferenza. Mentre infatti in altre parti d'Europa, intorno a quest'epoca, pullulavano le eresie e il fanatismo religioso sorgeva a punirle, in Italia, tranne alcune insignificanti dissensioni, nulla troviamo che valga a manifestarci l'esistenza di un qualche entusiasmo per la religione. Decaduta nelle classi elevate della società, nelle regioni inferiori di essa, tra il popolo, si smarriva in una bizzarra idolatria, miscuglio fantastico di paganesimo e di cristianesimo che apriva l'adito a pregiudizi e superstizioni d'ogni maniera.
In mancanza d'altra fede, al bisogno di credere suppliva l'Astrologia. Venezia Firenze, i Visconti, tutti i signori consultavano l'astrologo nelle gravi deliberazioni dello stato. Già alcuni anni addietro Giovanni Villani scriveva a fra Dionisio da S. Sepolcro, maestro in divinitade, per sapere che cosa preconizzassero gli astri di Castruccio signore di Lucca che minacciava di sottomettere tutta la Toscana. Mentre il Petrarca recitava nel Duomo di Milano l'orazione inaugurale pei nipoti di Giovanni Visconti, l'astrologo lo interruppe, perchè aveva scoperto essere quello il momento della più benigna congiunzione dei pianeti. Pietro d'Abano e Guglielmo di Montorso avevano insegnato Astrologia nell'università di Padova; Giovanni di Luna e Francesco Stabili in quella di Bologna. Non si ordinava farmaco dai medici se prima non si fosse consultato l'aspetto delle costellazioni; le pestilenze e le epidemie si spiegavano coi rivolgimenti e le congiunzioni degli astri; in tutte le vicende della vita si ricorreva all'astrologo; gli uomini di celebrata dottrina ed il volgo pendevano tremando dalla sua bocca.
Talora però sotto le fantastiche elocubrazioni astrologiche si celavano dottrine contrarie a quella della Chiesa, o negazioni dei dogmi cattolici, e allora l'Inquisizione severamente ne puniva gli autori. Francesco Stabil' d'Ascoli, in un commento sopra la sfera di Giovanni Sacrabosco, pose che nelle sfere superiori si generano spiriti maligni che si possono, mercè gl'incantesimi, costringere ad opere meravigliose. Per questo l'Inquisizione lo mandava al rogo. Pietro d'Abano, avendo impugnato l'esistenza dei demoni e la vera risurrezione di Lazzaro, dovette sostenere un processo mossogli dall'Inquisizione.
In mezzo a questa decadenza generale dell' autorità e dei sentimenti religiosi morto Gregorio XI, nel 1378 scoppiò lo Scisma.
(1) De Sade. Mcraoires your la vie de Petrarque.