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Storia Letteraria d'Italia
Il Risorgimento
Giosia Invernizzi
Francesco Vallardi Milano, 1878, pagine 368

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a cura di Federico Adamoli

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   capitolo primo. — condizioni del pensiero italiano, ecc. 7
   Quando il Petrarca fu in Venezia nel 1370, sì trovò circondato da una società averroista in cui era di moda il trattar da favole i dogmi del Cristianesimo, e coprire di ridicolo coloro che ancora vi credevano. Con estrema libertà ivi si negavano la creazione del mondo e la Provvidenza, si parlava con ischerno della Genesi, si rideva di Mosè, dei Padri della Chiesa, di Cristo stesso. E il platonico cantore di Laura che citava ne'suoi discorsi S. Paolo e S. Agostino, chiamava un'ironico sorriso sulle labbra di quella colta e beffarda società, e da una specie di tribunale letterario istituito per giudicare del suo sapere, sentì pronunciare ch'egli era bensì uomo dabbene ma illetterato (1).
   L'amore per le dottrine Averroiste, già molto diffuso in Venezia, non lo era meno nelle università di Padova e di Bologna, dove si perpetuò formando una tradizione dalla quale uscì poi Pomponazzi.
   Questo cangiamento operatosi nella direzione religiosa del pensiero italiano, si riscontra anche nelle creazioni letterarie.
   Come ogni tendenza religiosa è scomparsa dalla mente del Boccaccio! Non sono ancora scorsi cinquant' anni dalla morte di Dante e già il Papato, la teologia, la scolastica, piii non ispirano la sua poesia. Lo spirito mesto e solenne del Cristianesimo si dilegua al soffio della vita tutta pagana che spira nel Decamerone ; le amare invettive di Dante e di Petrarca contro la corruzione della Chiesa cattolica, invettive nate da un sentimento vivo e profondo della religione, si cangiano nel Boccaccio in un sorriso d'interminabile ironia che si spande su una folla di monaci ipocriti, di frati ghiotti, di ecclesiastici corrotti, e corrompitori, tolti, a ludibrio della Chiesa, dalla società che circonda il poeta. La sua fede si smarrisce fra le dubbiezze, la verità del Cristianesimo gli erra incerta nell'anima. Un ebreo interrogato dal sultano Saladino quale delle tre religioni maomettana, cristiana e giudaica sia la vera, risponde narrando di tre gemme lasciate cadauna in un padre ad altrettanti figliuoli, delle quali comechè similissime fra loro , una sola era la vera nè fu possibile scernerla dappoi.
   Lo spirito dell' antichità invade la mente .del poeta, ed ai santi, ai dogmi, ai misteri del Cristianesimo si sostituiscono gli Dei ed i miti della Grecia.
   Tali erano le condizioni religiose dell' Italia dopo la morte del Boccaccio. Uno spirito nuovo agitava la coscienza italiana, e penetrava in tutte le sue manifestazioni, dalle teorie politiche alle creazioni dell'arte.
   1 vincoli che legavano le nazioni europee al loro capo spirituale supremo si erano sciolti; l'autorità ecclesiastica cedeva d'innanzi al moto d'indipendenza della Società laica e dell'indagine dei pensatori, il suo prestigio religioso scompariva in mezzo al disordine che la sconvolgeva, e la fede cattolica ondeggiava incerta nella coscienza.
   Un bisogno nuovo spingeva il pensiero a spezzare la rigida sintesi costituita dall'autorità religiosa, mentre la sapienza antica gettava nuova luce sui più importanti problemi dell'umanità.
   Anche la poesia, dominata da tendenze esclusivamente profane, traeva non solo le proprie ispirazioni, ma anche la propria forma dai Greci e dai latini.
   § 2. — Cangiamenti nelle condizioni politiche.
   La politica è la forma esterna dei sentimenti e delle idee che agitano la società. Quando fissiamo la nostra attenzione sulla vita politica italiana alla morte del Boccaccio siamo colpiti dai contrasti e dal disordine che vi troviamo.
   Dalla mobilità estrema della democrazia fiorentina, all'inflessibile aristocrazia veneta; dal principato ghibellino di Milano, alla monarchia guelfa di Napoli, in-
   (ì) De Sade, Meni pour la vie de Petrarque.