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il risorgimento.
contriamo tutte le forme politiche svoltesi in tempi inuguali della civiltà italiana del Medio Evo.
Caduta l'autorità della Chiesa e quella dell'Impero, i partiti politici si agitano in nuove lotte dentro la cerchia delle mura cittadine, mentre fra repubbliche, principati e monarchie , le guerre si alternano rapidamente alle paci per una lunga serie d'anni. E quando la pace di Lodi (1452) mette Analmente un termine a tanti movimenti contradditori .noi troviamo che le libertà repubblicane sono scomparse, che i Signori hanno rassodato il loro dispotismo e che gli stati italiani non sono uniti fra loro che dai legami di un sospettoso equilibrio.
Quali sono le idee che animano la società italiana1? quali le cagioni di questo dividersi e suddividersi continuo di Ani e di forze?
In Napoli, alla morte del Boccaccio, regnava, già fin dal 1343, Giovanna nipote di re Roberto. Nessuna reggia più splendida della sua, ma nessuna anche più profondamente corrotta. Sancia di Majorca, vedova di re Roberto, Caterina imperatrice titolare di Costantinopoli, Margherita di Taranto regina vedova di Scozia, vi tenevano altrettante corti: Maria, sorella di Giovanna (la Fiammetta del Boccaccio) maritata a Carlo Duca di Durazzo splendeva di bellezza e d'ingegno; la regina Giovanna, bella, colta, affabile, cortese intratteneva tutti fra il lusso e la letizia delle feste. Ma queste si alternavano cogli orrori delle congiure e dei tradimenti che affrettarono l'estrema rovina degli Angioini di Napoli.
Il matrimonio di Giovanna con suo cugino Andrea, figlio di Canroberto re d'Ungheria, fu la sorgente delle guerre civili e delle calamità che afflissero per mezzo secolo il Reame. Morto Roberto, gli Ungheresi viventi in Napoli eccitarono Andrea a togliere a Giovanna le redini del governo ed a disporre da sovrano delle cose tutte del Regno. Andrea era già in parte riuscito in questo intento e sollecitava da Avignone il permesso di farsi incoronare, quando una notte in Aversa fu strozzato nella camera attigua a quella della regina e lanciato dalla finestra. Giovanna stessa, onde smentire la voce pubblica che la designava partecipe o consapevole dell'assassinio del marito, promosse una feroce inquisizione contro i Baroni , e mentre si straziavano orrendamente uomini e donne, la Corte festeggiava le nuove nozze della regina col Principe* Luigi di Taranto. Intanto Lodovico re d' Ungheria, sceso in Italia per vendicare la morte del fratello Andrea, toccava i confini del regno. Luigi e Giovanna ripararono in Avignone, e l'ungherese, fatta mozzare la testa al cugino della regina Carlo di Durazzo, entrò in Napoli preceduto da uno stendardo nero su cui era dipinto Andrea strangolato, e seguito dalle sue masnade che misero a ruba la città e vi sparsero una terribile pestilenza che desolò molte città d'Italia. Lodovico poco dipoi abbandonava Napoli, e Luigi e Giovanna, favoriti dal pontefice, la rioccupavano dopo averne cacciati gli Ungheri.
Giovanna, morto il principe di Taranto, sposò un terzo marito nel figho del re di Majorca, poi un quarto nel 1376 in Ottone di Brunswich, senza mai aver prole. Il regno sarebbe passato a Carlo di Durazzo, marito di Margherita figlia di Maria e di Carlo Duca di Durazzo. Ma a questa successione si presentarono grandi difficoltà. Carlo, vivente in Buda alla corte di Lodovico, partecipò i sentimenti d'odio e di vendetta che questo principe nutriva per la regina Giovanna ; d' altra parte Urbano VI teneva vivi questi sentimenti per vendicarsi del favore della regina per l'antipapa francese Clemente VI. In queste condizioni essa si procurò un ajuto contro i suoi potenti nemici, adottando figlio ed erede del trono di Napoli, Luigi d'Angiò secondogenito del re di Francia.
Per questa adozione sorsero le due fazioni degli Angioini e dei Durazzani, mettenti capo alle due case straniere di Provenza e di Ungheria. — I Baroni del regno favorirono la calata di Carlo Durazzo e gli apersero le porte di Napoli ov' egli, fatta soffocare Giovanna (1382) si trovò a regnare solo. Ma per poco ; chè a contrastargli la corona veniva in Italia Luigi d'Angiò, il quale, dopo due anni di sanguinose lotte, moriva lasciando erede di sue pretese Luigi II suo figlio. Carlo di Durazzo rimane allora signore unico del Reame.