capitolo primo. — condizioni del pensiero italiano, ecc. 9
Moriva intanto in Ungheria re Lodovico, lasciando quel trono a Maria sua figlia. Carlo pure aspirandovi, accorre a Buda, ma la vedova di Lodovico lo previene e lo fa pugnalare (1386).
Restava in Napoli Ladislao suo figlio ancora in tenera età.
I Durazzani lottarono in suo favore contro Ottone di Brunswich, l'ultimo marito di Giovanna, contro Urbano VI, contro Luigi II d' Angiò, finché lo poterono far succedere al padre.
Ladislao, trionfando del partito Angioino, parve che per un momento ridonasse l'ordine e l'unione al regno. Prode, avveduto, vigilante, ambizioso, egli assunse la divisa: Aut Caesar avi niliìl, e vagheggiò l'antica idea di Carlo I, di regnare su tutta la Penisola. Approfittando dello scisma, egli, successore dei campioni di S. Sede, invade Roma, si stende nell' Umbria e nelle Marche, minaccia Firenze e Bologna ed accenna all' alta Italia. Firenze gli chiama contro Luigi d'Angiò, e le guerre fra i due competitori (condotte, per il francese e per Firenze da Braccio di Montone, e per Ladislao da Attendolo Sforza) si succedono per parecchi anni in Toscana ed in tutto il mezzodì. Alcuni storici inclinano a credere che ad onta della resistenza di Firenze, egli sarebbe forse riuscito nel suo intento ove la morte non
10 avesse colto a mezzo delle sue imprese (1414).
Morto Ladislao, il regno di Giovanna II sua sorella, che gli succede, vede rinascere nuove fazioni, e ripetersi gli assassinii e le sanguinose lascivie di Giovanna I.
Coli'adozione di Alfonso re d'Aragona e di Sicilia e con quella di Luigi III d'Angiò successivamente fatte da Giovanna, le fazioni degli Aragonesi e degli Angiò succedono alle antiche dei Durazzani e degli Angioini; esse straziano per lungo tempo
11 regno finché, morta Giovanna II (1435), il trionfo d' Alfonso d'Aragona mette fine alla dominazione Angioina nel mezzogiorno d'Italia.
Negli avvenimenti accennati, non bisogna vedere soltanto l'arbitrio ed il capriccio dei contemporanei; il disordine al quale abbiamo assistito moveva da cagioni lontane.
Gli Angioini, chiamati dai Pontefici ad abbattere la potenza degli HohenstaufFen vittoriosi a Benevento e Tagliacozzo, soffocarono tutti i germi di civiltà sparsi nell'Italia meridionale da Federico li e da'suoi successori. Carlo I fece distruggere tutte le leggi ed istituzioni, tutti i monumenti della stirpe Sveva; nulla fu conservato di quanto potesse ravvivarne il ricordo. I Saraceni rimasti in Lucerà furono sterminati; gl'Inquisitori corsero i paesi del regno cercando e punendo gli eretici; ogni mezzo fu buono a compiere e conservare la conquista. La vita della Corte Sveva di Palermo cessò affatto nella reggia degli Angioini di Napoli. Distrutto ogni avanzo della monarchia ghibellina, all'ombra del vessillo guelfo vincitore in tutta Italia, gli Angioini si abbandonavano con Carlo I ai movimenti della loro ambizione dinastica, tentando dilargare il loro dominio, quando vennero arrestati dai Papi e dai municipii.
I Papi temendone le aspirazioni conquistatrici, favorirono la congiura dei Vespri che staccò la Sicilia da Napoli, opposero gli Aragonesi agli Angioini e mantennero ognor -vive le rivalità fra le due provincie poste al di qua ed al di là del Faro. Né questo loro bastò, chè vollero il Regno diviso in tutta la restante Italia e fecero espressamente stabilire questa loro volontà nei capitoli dell' Investitura concessa a Carlo I.
Dal canto loro poi i Municipii riuniti in Cremona (1269) avevano respinto la proposta di riconoscere la supremazia dell' Angioino. Indi a poco il Papato, trasferita la propria Sede in Avignono, perdeva la sua onnipotenza, il partito guelfo si trasformava, ed il ghibellinismo vagheggiava un impero assai diverso da quello del Barbarossa. Allora la monarchia guelfa degli Angioini non esercitò più grande influenza sulle vicende della politica italiana. Intanto non aveva potuto mai solidamente raffermarsi nel paese occupato.
Senza vincoli, senza tradizioni, senz' altra cura che quella di estendere la loro potenza personale, gli Angioini si trovarono come accampati in mezzo aduna popola-
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