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Storia Letteraria d'Italia
Il Risorgimento
Giosia Invernizzi
Francesco Vallardi Milano, 1878, pagine 368

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a cura di Federico Adamoli

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   il risorgimento.
   zione che essi tiranneggiavano e distoglievano da quelle vie di progresso su cui erano state un tempo avviate. Il sistema feudale, introdotto dai Normanni, fu da essi rafforzato. I principi della famiglia d'Angiò ottennero vasti dominii a titolo d'appannaggio; il principato di Taranto formava da solo una gran parte del regno; il resto si trovava nelle mani di alcune grandi famiglie che mostravano la loro forza ed il loro orgoglio col numero degli armati che potevano adunare. Nel 1390 i Sanseverino si presentarono alla incoronazione di Luigi lì con milleottocento uomini di cavalleria compiutamente equipaggiati. — Qual maraviglia poi se in un reame, feudo della Chiesa, conceduto a tutte le dinastie straniere sostenitrici degli interessi dei pontefici, invece di una successione regolare, fonte di ordine politico e sociale, vediamo stabilirsi una vicenda di pretendenti che sconvolgono continuamente il regno, e legano la loro causa agl'interessi di una dinastia straniera? E questa potestà regia così incerta, così mobile, come poteva contenere una folla tumultuosa dì baroni prepotenti, divisa da odii profondi ed irreconciliabili'? Come potevano prosperare gli ordini civili nella vicenda continua delle loro sedizioni e congiure1? La vigorosa tirannide di Ladislao rimediò per un momento a questi mali; ma lui morto, la monarchia Angioina si scompose ed ignominiosamente scomparve.
   Dalla monarchia dell'Italia meridionale, passiamo al resto della penisola dove gli stati che v'incontriamo erano entrati o stavano per entrare in una fase nuova della loro esistenza.
   Nell'Italia del Nord, già sul finire del secolo XIII, si potevano contare tante Signorie per quante erano state le repubbliche del secolo precedente.
   Le rivoluzioni che dopo molti secoli di libertà repubblicane avevano preparato le vie ai Signori, s'erano dappertutto compiute in modo analogo. — Alle lotte col feudalismo, successero quelle fra la borghesia ed il popolo; poi in mezzo a questi ultimi conflitti, a capo delle due fazioni, si videro sorgere due famiglie, il trionfo d'una delle quali segnò l'avvenimento delle Signorie. Così, per non accennare che alle più famose, erano sorte quelle degli Estensi in Ferrara e Modena, degli Ezze-lini poi degli Scaligeri in Verona, dei Carraresi in Padova, dei Gonzaga in Mantova, e più potente di tutte, quella dei Visconti in Milano.
   Collo stabilirsi delle Signorie s' annunziò una nuova epoca politica. Le antiche libertà scomparvero, cessarono le battaglie, le stragi, gli esigli delle fazioni; tutte le magistrature del Comune si raccolsero insensibilmente nelle mani del Signore, il quale mentre assodava la propria autorità nell'interno dello Stato, cercava di estenderne i confini colle conquiste all'estero. Ma a misura che le Signorie si vanno dilargando e raffermando, una spaventevole corruzione penetra in esse, estendendosi dal principe alle ultime classi della società. I Signori non cedono che alie ispirazioni di un egoismo ora gretto ora capricciosamente feroce, sacrificando al potere la fede, la giustizia, l'utile dei popoli. Ricchi di accorgimenti politici, ma in generale poveri di valore personale, essi affidano ai condottieri il compito di realizzare i loro sogni ambiziosi; e questi re della guerra, vendendo a tutti il loro braccio, scorrono dall'un capo all'altro della penisola, mettendola a ferro ed a fuoco, e conquistandovi una potenza tremenda per le corone dei Signori. Intanto le popolazioni, perduta l'abitudine delle armi, non più animate da quell'orgoglio che fa sdegnare il dispotismo di un uomo, indifferenti al pubblico bene, tra gli agi e le delizie della coltura non sentono o non curano il giogo che le opprime.
   Tutto ciò non si vide meglio manifestato che nel principato visconteo.
   Nel 1375 signoreggiavano in Milano Barnabò e Galeazzo Visconti. Riusciti vittoriosi nelle lotte contro i Torriani, ottenuto dall'Imperatore il titolo di vicarii imperiali, i Visconti vi dominavano già da un pezzo. Come tutti gli altri Signori, sul principio essi coprirono le loro usurpazioni col potere loro delegato dalle assemblee del Comune; poi, volgendo a loro profitto tutte le forze sparse della politica, degli odii di parte, dell'intrigo, della religione, passarono gradatamente dal potere limitato all'assoluto, dal temporaneo all'ereditario, dal regime che salva le apparenze della giustizia, a quello violento delle estorsioni e delle crudeltà. Il loro