16 il risorgimento.
Nel 1411 si formò un Consiglio di duecento al quale non furono ammessi se non coloro che avevano occupato qualche ufficio elevato dal 1382 in poi; tutte le proposte dovevano passare per questa assemblea prima d'essere sottoposte ai Consigli del Comune e del popolo.
Questi precedenti tornarono fatali alla repubblica fiorentina. 1 Medici li volsero a vantaggio della loro potenza. Forti del favore popolare, straordinariamente arricchiti dal commercio, avvolta gran parte dei cittadini nelle loro vaste reti commerciali, essi già preponderavano nei consigli della repubblica. Abbiamo visto Salve-stro dei Medici esercitare una grande influenza nella rivoluzione democratica che durò dal 1378 al 1382. La sua famiglia, è vero, dovette dopo soccombere agli Albizzi ; ma essa tornò al potere nel 1421 con Giovanni dei Medici creato Gonfaloniere, il quale la lasciava morendo erede d' una immensa fortuna e d' una grande autorità nel governo.
Finalmente Cosimo dei Medici, approfittando della ricchezza, dell'autorità e della popolarità di sua casa, innalzò l'edificio di una tirannide borghese sulle rovine della libertà fiorentina.
Ed ora, se il lettore ha avuto la pazienza di seguirci nel rammentare tante vicende, tante nobili virtù e scellerate passioni, tanti uomini di genio e tanti mostri di abiezione, ci chiederà quali sieno le conseguenze che vogliamo cavarne per lo scopo nostro.
Nella curva percorsa dalla sociabilità italiana nel Medio Evo, s'erano svolti tutti gli elementi che costituiscono lo Stato moderno, — e tuttavìa lo Stato non si divisava ancora. Le classi sociali, dopo molte ed ostinate lotte, senza che l'une riescano a vincere ed assoggettare completamente l'altre, non possono armonizzare fra loro, non sanno svolgere uno spirito generale che concilii le inimicizie in una unità superiore. Senza l'idea di un diritto comune, le une opprimono le altre, e le lotte delle fazioni avide e sanguinarie si perpetuano lastricando la via al despotismo ; l'ordine che esse cercavano, non lo trovarono che sottomettendosi alla tirannia di un Signore o di una oligarchia.
Nè questa unità superiore seppero trovarla gli Stati nelle loro mutue relazioni esteriori. Fra loro non sorse mai il sentimento di uii comune legame, fondamento di una legge regolatrice delle loro relazioni. Per un lungo volgere di anni, noi assistiamo ad un rapido suddividersi di fini e di forze, ad una serie di funeste guerre, di alleanze prima tradite che giurate, che non hanno termine se non con un equilibrio nato dal sospetto e dalla gelosia. L'egoismo è il nume che inspira la politica italiana.
Tra le lugubri vicende delle guerre ed i rapidi mutamenti politici, non aspettando più nulla da nessuna potenza invisibile, tutto s'aspettava da quella visibile dell'uomo. L'indomata energia della volontà e le sottili combinazioni del pensiero» valgono a trionfare in circostanze estremamente difficili e pericolose: le sole forze dell'intelligenza bastano a sollevare dalla plebe al soglio pontificio: si può colla spada uscire da una compagnia di ventura e conquistarsi una corona; si può col commercio dominare una città.
Ma nel vuoto immenso lasciato nell'anime dalla rovina di tutti i principii che avevano regolato la vita del Medio Evo, questa energia individuale non aveva altro dio che l'egoismo, altro avvenire che l'oggi, altro scopo che il successo, altri mezzi che l'astuzia, la forza ed il tradimento.
In tanta confusione come non doveva nascere il desiderio di un' altra età ordì- • nata e forte ! e come non cercarla in quell'antichità dei cui monumenti e delle cui tradizioni era piena l'Italia !
In questa infatti le menti italiane cercarono poco dopo il loro ideale politico.