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Storia Letteraria d'Italia
Il Risorgimento
Giosia Invernizzi
Francesco Vallardi Milano, 1878, pagine 368

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a cura di Federico Adamoli

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   capitolo primo. — condizioni del pensiero italiano, ecc.
   17
   § 3. — Cangiamenti e progressi nella coltura.
   Nel Medio Evo la sintesi scientifica era costituita dall'autorità religiosa. Il pensiero riceveva il suo contenuto dalla fede , e non aveva altro uffizio che quello di giustificarlo ; e però la teologia era la regina delle scienze, e queste non erano che le sue ancelle.
   L'insieme degli studii che si facevano nelle scuole dividevasi nelle due parti del trivio e del quadrivio. Il trivio abbracciava: la Grammatica, la Logica e la Retto-rica; il quadrivio: la Musica, l'Aritmetica, la Geometria e l'Astronomia. Ma ogni cosa si subordinava all'elemento religioso: la scienza della natura si connetteva, come gli studi filosofici, al dogmatismo teologico, e in generale le sette arti o scienze accennate si mantenevano in una relazione inseparabile colla religione e colla teologia.
   Queste condizioni della coltura erano l'effetto del modo di sentire e di considerare il mondo e la vita che per lungo tempo prevalse nel Medio Evo; finché durò quello stato psicologico, e la Chiesa, rappresentante del principio religioso, si mantenne forte e venerata, e le cognizioni si limitarono dentro una certa sfera, anche la teologia tenne il suo dominio supremo sulla coltura. Ma poiché si fu accesa una nuova vita nenl anima umana, e la Chiesa ebbe perduta la pienezza e la coscienza della propria forza, allora il regno della teologia finì, e non fu più possibile impedire elle le menti si volgessero in una direzione contraria alla precedente.
   In Italia questo cangiamento si manifestò prima che altrove. Fin d'allora che i Comuni si vendicarono in libertà, fra le lotte politiche e sociali, fra le vicende dell'industrie e del commercio, gl'Italiani acquistarono quella conoscenza pratica del mondo e degli uomini, quel senso del vero e del reale che era un elemento mancante alla coltura del Medio Evo. È però la teologia e la scolastica esercitarono poca influenza in Italia (1): fra noi erano invec e frequentatissime le scuole dove si studiava la giurisprudenza e la medicina, e coloro che si sentivano inclinati per gli stridii teologici si recavano a Parigi. Ond'è anche che la nostra coltura scientifica ed artistica dei secoli XIII e XIV si distingue da quella delle altre nazioni europee appunto per quel senso del reale che la penetra e si fa largo fra le nebbie del misticismo.
   Ma benché il pensiero italiano già tendesse a spaziare fuori dalla cerchia tracciata dalla Chiesa, ed introducesse nel mondo dello spirito un nuovo elemento di vita; tuttavia l'indirizzo della coltura propriamente moderna non comincia a manifestarsi che sullo scorcio del secolo quattordicesimo. Allora fra le condizioni religiose e politiche precedentemente accennate, vediamo germinare gli elementi per cui la mente italiana doveva prendere una nuova direzione, e lanciare nel mondo così vividi splendori nei secoli XV e XVI.
   È noto come sul finire del trecento l'Italia fosse salita ad un alto grado di coltura. Era questo il risultato della prosperità ed agiatezza sorte dalle feconde agitazioni della vita politica e sociale dei Comuni. Con esse erano apparse una certa qual leggiadria nei modi e nei costumi, un amore intelligente, operoso, efficace per gli studn, per le arti, per tutto ciò che l'ingegno umano sa produrre di bello, di elegante, di grandioso. E quando vennero meno nella coscienza tutte le profonde convinzioni religiose e politiche di quell'età insieme alla tenacia dei propositi e alla forza di attuarli, e l'Italia cominciò a dissolversi politicamente e moralmente; allora ogni attività si concentrò nell'intelligenza, non si confidò più che in essa, non si vollero e non si pregiarono che le opere sue.
   (1) Il Tiraboschi nota che in Italia non si apersero scuole di teologia se non dopo il 1J60. (Lett. ital., V.)
   I.nvermzzi. — Il Risorgimento. 3