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IL RISORGIMENTO.
decadenza delle libertà democratiche. Ma, o fosse che>la coltura e la faconda attività del suo ingegno lo facesse rispettato e cercato da tutti i partiti, o che l'indole mite e conciliante dell'animo suo vincesse l'ira delle fazioni, o che tutte queste cose insieme e 1' amore profondo ed inalterato per Firenze e per il pubblico bene, facessero di lui come un tratto d' unione fra i gareggianti, — fatto è che in quelle violente mutazioni, fra quegli implacabili orlii di parte, egli conservò il suo ufficio per trenta e più anni, fino cioè alla sua morte, che segui nel 4 maggio 1406.
I suoi funerali furono celebrati con istraordinaria pompa e sontuosità : v intervennero i magistrati del Comune, v' intervenne il popolo coi gonfaloni dell' arti, e la sua spoglia, coronata di lauro dal gonfaloniere, fu solennemente deposta in Santa Maria Novella.
II Salutati fu tra coloro che nel secolo XIV maggiormente contribuirono al ri-staurainento della coltura latina. Egli raccolse codici, li emendò, li corresse con gran cura ed intelligenza, e formonne una libreria di ottocento volumi, assai ragguardevole per allora. Voleva anche che si istituisse una società d' uomini intehi-genti e fedeli che trascrivessero i codici, che si erigessero biblioteche ed accademie pubbliche onde confrontarli e scegliere i più conformi allo stile ed ali' indole degli scrittori.
Primo fra gli eruditi del suo tempo, il Salutati fu anche scrittore latino di molta eleganza. Molte sue lettere furono pubblicate dall'abate Mehus (Firenze 1741) col titolo « Lini Coluccii Salutati epistolae, pars prima ». Un'altra e più c-onsiderevoie edizione ne fece il Lami nel 1742, pure col titolo «Lini Coluccii ecc. pars secunda » Oltre le lettere, rimangono di lui altre opere latine sopra argomenti diversi, giacenti ancora per la maggior parte manoscritte nella Laurenziana di Firenze (1). Fra queste vi sono anche le poesie che gli valsero 1' onore dell' incoronazione. In numero molto minore sono le sue scritture italiane. Si hanno di lui alcune lettere e leggende e pochi sonetti.
Come il poema « L'Africa » aveva procurato al Petrarca la corona di Re dei poeti, così le opere latine valsero al Salutati tale una fama presso i suoi contemporanei che si giunse persino a paragonarlo a Virgilio ed a Cicerone. I letterati più celebri dell'epoca erano in istretta relazione con lui; principi e repubbliche lo cercarono ed onorarono ; Gian Galeazzo Visconti diceva di temer più la penna del Salutati che una schiera di soldati fiorentini. Dopo la morte del Petrarca, lo scrittore che poteva godere maggior fama in Italia era quegli che, avendo più d'antico nelle idee e nella forma, meglio rispondeva al culto appassionato dell'antichità dominante nella penisola. E tale fu il Salutati. Le parti delle sue opere che abbiamo potuto vedere sono piene d'erudizione antica e di idee tolte agh scrittori del Lazio; i versi latini della sua elegia « Pliilllidis quaerimonioe » appariscono fatti sul modello di Ovidio. Ma v' ha di più. Le idee del mondo romano pel Salutati non sono più contrarie allo spirito cristiano. Un giorno che un tal Giovanni monaco d S. Miniato ed un Giovanni Zannenno professore di decretali nell'università di Bologna, sorsero a combattere gli antichi in nome del catolicismo, egli prese a difenderli dimostrando che in essi nulla v' ha di contrario alla religione, e che anzi i Ss. Padri soventi se ne giovarono nelle loro opere. La sua venerazione per le idee dell'antichità si manifesta anche nell'uso quasi esclusivo che egli fa della ungua latina : stufi) Ecco i titoli di alcune delle opere di Coluccio Salutati :
De Fato et Fortuna — De sorculo et religione — Tractatus de tyranno — Tractatus quod medici eloquentiam studeant — et de verecundia an sìt virtus aut vitium. — Hi-storia de casu hominis — De laboribus Herculis — De regno electivo et successivo — De coronatione regia — Yitae Dantis, Boccaccii et Petrarcae — Declamationes — Invectiva in Antonium Luscwn — Un' elegia « l'hillidis quaerimoniae ». — Otto Egoghe Carmina ad Allegretum, etc.
V'ha pure di lui -un'opera stampata in Venezia (1542) che ha per titolo «, De nobilitate legum et medìcinae. » — Nella vita di Ambrogio Traversar!, dell'abate Melius, vi sono citati molti squarci del libro « De Fato et Fortuna ».