CAPITOLO PRIMO. — CONDIZIONI DEL PENSIERO ITALIANO, ECC.
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dioso della Divina Commedia, egli la cita nelle sue opere, ma voltandola in versi latini (1).
Il Salutati visse e pensò coi latini ; in lui non c' è più che una debole traccia dell'energica originalità del trecento; nelle sue poche scritture italiane il volgare di Dante e del Petrarca vi apparisce in forme rozze e latinizzate (2).
Insieme alla coltura latina cominciava a rinascere anche la greca.
La conoscenza della lingua greca non era del tutto scomparsa in Italia, e gli eruditi ne rinvennero tracce anche prima assai del cadere del secolo quattordicesimo.
Il canonico Gradenigo (3) sostiene che fino dal secolo XI c'erano in Italia di quelli che conoscevano la lingua greca, e che però non si può affermare eh' essa vi fosse primanibiite insegnata dal Crysolora sul finire del XIV secolo. — Papia nel suo vocabolario latino (10^3) cita e traduce cinque versi di Esiodo (4) ; Lanfranco (1005-89) era abbastanza istruito nella lingua greca; in questo istesso secolo XI un Ambrogio da Bergamo veniva sopranonunato il Bifarius, perchè sapeva [tarlare egualmente il greco ed il latino; Pietro Lombardo nel suo Liber Sententiorum introduce e spiega molti vocaboli greci. — Il Gradenigo, a questi e molti altri nomi, come prove dell'esistenza di una qualche cognizione del greco, aggiunge le iscrizioni in caratteri greci trovate in alcune cinese, l'uso dei salterii greci, l'impiego che si faceva di pittori greci nelle chiese, e finalmente le frequenti relazioni fra l'Italia e l'Impero d'Oriente.
Certo è che il dominio dei Greci in Italia e le frequenta relaziona commerciali delle nostre repubbliche, e specialmente di Venezia e di Genova con Bisanzio, non dovettero lasciar perire del tutto un qualche uso della lingua greca.
In alcune parti della Calabria, che avevano appartenuto all'impero d'Oriente sin verso il 1100, il servizio divino si faceva sempre in greco. La lingua greca era conosciuta e studiata nei monasteri Basiliani sparsi nel reame di Napoli e nella Sicilia. 11 SignorelL (5) afferma che le scuole greche d' Otranto e di Nardo non cessarono nnu, che al tempo dei Normanni e degli Svevi si trovano molte pergamene scritte in lingua greca ; che Federigo II volle che le sue istituzioni per il regno di
(1) Il Mehus, nella sua vita di Ambrogio Traversari, cita due frammenti di queste versioni. Eccone uno :
(Dante. Purg. XVI.)
Alto sospir, che duolo strinse in hui (*), Mise fuor prima e poi cominciò : Frate, Lo mondo e cieco e tu vieti ben da lui.
Voi che vivete ogni cubici recate Pur suso al cielo, sì come se tutti Movesse seco di necessitate.
Se così fosse, in voi ora distrutto Libero arbitrio, e non foia giustizia Per ben letizia e per male aver lutto.
C)I1 Salutati traduce il verso dantesco colla lezione nui.
(Versione del Salutati.)
Ille cjuidem primo suspiria traxit ab imo Pectore, qua in nobis mentis strinxere dolorem. Post quod, ut iticipiens mcesius : Carissime frater, Mundus cpecutiens est, et tu pergis ab ilio, Vos eiiim vivi causas et cuucta refertis Dumtaxal sursum ad ccelum, velut. omnia flxa Secum lege trahat, cui sit parere necesse. Quod si sic esset, forct omnis libera vobis Destructa arbitrii, ccelo cogente, facultas, Nec justum varia posset ratione vocari
Caudia prò meritis et liabire ex crimine luctum.
(2) Vedi un Sonetto del Salutati nelle « Rime di Cino da Pistoia ed altri » del Secolo XIV raccolte dal Carducci. Firenze, Barbèra.
(3) Ragionamento istorico-critico sopra la letteratura greco-italiana. — Brescia 1759.
(4) Il vocabolario latino di Papia è una compilazione fatta sulle grammatiche e sui glossarli dei secoli VI e VII. Sebbene molte delle sue parole appartengano alla più bassa latinità, e le sue etimologie, che sono quelle de' suoi maestri, sieno assurde — tuttavia egli palesa un grado competente di dottrina ed una stima della letteratura profana , non comuni in quelle ignoranti età, e sintomatici di un gusto più liberale (Ilallam — Introd. to the lit. ot Europe).
(5) Vicende della coltura delle Bue Sicìlif