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Storia Letteraria d'Italia
Il Risorgimento
Giosia Invernizzi
Francesco Vallardi Milano, 1878, pagine 368

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a cura di Federico Adamoli

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   22 IL RISORGIMENTO.
   Sicilia si pubblicassero non solo ini latino, ma anche in greco. Alcuni poi sostengono che Federigo II stesso conosceva il greco (1).
   Ma queste ed altre erudite affermazioni che si possono trovare nelle opere citate, anche ove fossero esattamente verificate, non proverebbero se non 1' esistenza di un pallido ricordo della Grecia in Italia. La lingua greca insegnata nelle scuole ed usata nelle Chiese, era quella dei Padri e della Bibbia; quella parlata dai commercianti italiani, in generale era quella corrotta delle plebi di Costantinopoli detta Romaico. I classici greci si conoscevano da pochissimi in Italia, ed anche solo di nome.
   I primordii del rinascimento della coltura propriamente greca li troviamo nel secolo XIV, e sono principalmente dovuti al Petrarca ed al Boccaccio.
   Barlaam, monaco Basiliano nato verso il 1300 a Seminara in Calabria, viaggiò in Oriente, vi apprese la lingua greca, e venne in fama di tanta dottrina che si diceva di lui non essere staio in Grecia alcun altro fornito di sì vasta\ scienza non solo nei tempi presenti, ma ancora da più secoli addietro (2). L'imperatore Andronico il giovine lo mandò in Occidente a procacciarvi la riunione della Chiesa greca con la latina, e a chiedervi soccorso contro i Turchi minaccianti l'impero greco. Barlaam, giunto in Avignone, vi conobbe il Petrarca, gì'insegnò la lingua greca, e lesse con lui le opere di Platone. Di ritorno in Oriente, perseguitatovi come eretico, nparò in Italia, dove nel 1343 fu da Clemente VI creato vescovo di Gerace. Mori verso.il 1348.
   Pochi anni dopo (1301?) Leonzio Pilato, un altro calabrese e discepolo di Barlaam, uomo deforme d'aspetto e di modi abbastanza inurbani, ma inesausto archivio delle istorie e favole greche (3), insegnò pubblicamente il greco nello studio fiorentino, vi iniziò pure il Boccaccio, per uso del quale voltò in prosa latina l'Iliade e l'Odissea di Omero.
   Nè il Petrarca nè il Boccaccio poterono però acquistare una conoscenza profonda della lingua e letteratura greca, ed esercitare sui loro contemporanei un effetto così immediato come avevano fatto per il latino. Abbracciare l'ellenismo nel suo insieme, penetrare nell'organismo della lingua greca, sentirne le creazioni poetiche, e rivelare i tesori dell'eloquenza e della storia, — tutto ciò era serbato al secolo XV: il Petrarca ed il Boccaccio presentirono il mondo greco, ma dovettero arrestarsi alla sogli a di esso.
   Verso la fine del 1396, o sul principio del 1397, Emanuele Crysolora, nato m Costantinopoli, ma d'origine romano, insegnava pubblicamente letteratura greca nello studio fiorentino. — Alcuni anni prima (1391), la corte di Bisanzio lo aveva mandato ambasciatore in Italia, e fino in Inghilterra, allo scopo di ottenere soccorso contro i Turchi. La sua missione presso le Corti d'Europa riuscì vana, ed egli ritornò a Costantinopoli. Di quivi, poco tempo dopo, invitatovi da Niccolò Niccoli e da Coluccio Salutati, fece ritorno a Firenze, dove assunse di dar pubbliche lezioni sui classici greci. Per tre anni egli insegnò in questa città, dove il numero degli studiosi era considerevole. Sul principio del 1400 dalla Toscana passò in Lombardia, chiamatovi dall'imperatore d'Oriente, che viaggiando per l'Italia, visitava al'ora la corte viscontea di Milano. Le offerte del duca Gian Galeazzo lo trattennero in Lombardia, e prese a dar lezioni di lingua greca nell'Università di Pavia.
   Gli sconvolgimenti che seguirono dopo la morte del Duca Gian Galeazzo (1402), costrinsero il Crysolora ad abbandonare il ducato di Milano, e a cercare un rifugio in Venezia.
   Noi lo troviamo finalmente in Roma in tanta considerazione presso la Corte v pontificia che papa Giovanni XXIII lo destinò, nsìeme al cardinale Zabarella, a» trattare coli'imperatore Sigismondo sulla scelta della città che doveva essere sede
   (1) Il Mehus, citato da Hallam, Introd. to the liti, of Europe.
   (2) Boccaccio, in Maffei, Stor. della Lett. ital.
   (3) Boccaccio, in Corniani « I secoli delia Lett. ital.