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Storia Letteraria d'Italia
Il Risorgimento
Giosia Invernizzi
Francesco Vallardi Milano, 1878, pagine 368

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a cura di Federico Adamoli

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   IL RISORGIMENTO.
   per ricongiungere i tempi presenti coli'antichità. 11 Petrarca avrebbe voluto a capo d'Italia, non la Roma teocratica dei pontefici, ma quella libera e potente di Mario e di Cesare. — Prima di lui, Marsiglio da Padova, il difensore di Lodovico IV di Baviera (1314-1347), nel suo libro il «Defensor Pacis» inspiratosi all'antichità, aveva combattuto il diritto divino dei pontefici di Roma, rilevata la contraddizione fra l'umiltà evangelica di Cristo e la sovranità temporale rivendicata dalla Chiesa, dimostrata l'incompatibilità della religione col potere, e risolutamente affermato lo Stato con un diritto a sè, sussistente per virtù propria, non per quella che gli potesse venire d' altronde.
   Altrove (1) abbiamo parimenti accennato alle tendenze esclusivamente profane che dominano la poesia italiana di questi tempi. Aggiungiamo ora che i letterati abbandonavano ogni dì più la lingua di Dante come volgare, proponendosi lo scopo di pareggiare scrivendo gli antichi latini. Quel che seguisse allora della poesia italiana ce lo dice Franco Sacchetti in un suo canto scritto per la morte del Boccaccio. Ecco i suoi versi :
   Ora è mancata ogni poesia,
   E vuote son le case di Parnaso....
   Come deggio sperar che surga Dante
   Che già clril sappia legger 11011 si trova?....
   Sonati sono i corni
   D' ogni parte a ricolta :
   La stagione è rivolta;
   Se tornerà non so, ma credo tardi.
   Tutta 1'attività è invece rivolta allo studio della classica antichità; la coltura italiana di questi tempi si riduce ad erudizione. I dotti italiani passano dallo studio del latino a quello del greco, e non attendono che all'illustrazione del mondo antico. Roma e la Grecia si levavano appena sull'orizzonte e già l'amore per esse toccava l'entusiasmo. Non vi fu monastero o castello do\e non si cercasse con somma diligenza, nella speranza di trovarvi qualche obliato avanzo dell'antichità. Le repubbliche, i signori, i papi, i ricchi privati presero un grand'interesse a queste ricerche, e spesero somme considerevoli in viaggi, in biblioteche, in scuole. Si può appena imagi-nare la lunga e viva impressione che la scoperta di un manoscritto produceva in juesti tempi; il fortunato scopritore veniva accolto in patria con feste e pompe solenni come se tornasse da una vittoria. L'attività del pensiero era tutta impiegata nel cercare, nel commentare, nello studiare i classici greci e latini.
   A dir varo, anche durante il Medio Evo gb Arabi avevano conosciuto e studiato gli antichi, e specialmente i greci. Ma in primo luogo, essi non si curarono se non d quelle opere che erano in armonia colla loro predile/none per lo studio della natura, nè rivelarono mai il lato profondamente estetico della greca letteratura: secondariamente, nelle traduzioni che essi fecero dei greci v'interpolarono le loro idee, vi trasfusero il loro modo fantastico di considerare il mondo e la vita. Però noi vediamo Aristotile alterato dalla teosofia e Tolomeo dall'astrologia. Gl'Italiani invece quando si trovarono in faccia agii avanzi della Grecia e poterono penetrarne il significato, lessero e studiarono ; con un lungo lavoro di commenti e di critica si posero d'innanzi allo spirito i genuini capolavori della scienza e dell' arte greca, rivelandone la eterna verità e bellezza. Gli antichi trasfusero così nuovamente nel mondo le cognizioni , gli affetti, lo spirito della loro splendida e vigorosa civiltà. La loro missione non era per anco compiuta; per un'altra volta essi dovevano rompere le tenebre e rischiarare le vie dell'umano pensiero, come luce di astri spenti da secoli che ancora attraversa lo spazio e illumina la terra.
   E allora si preparò il Risorgimento.
   0) §3-