CAPITOLO PRIMO. — CONDIZIONI DEL PENSIERO ITALIANO, ECC. 31
di Lippea, e la segue e le dice come l'ami. Ma la Ninfa ritrosa non vuole sentir parlar d'amore, e fugge ridendosi delle saette e dell'arco di Cupido.
Il Nume s'adira a tanta irriverenza, vibra uno de' suoi dardi fatali, e Lippea langue d'amore e impegna la sua fede col poeta. Ma l'Invidia pronta svela a Diana ed a Giunone l'accaduto, e per volere delle Dee, l'afflitta e sconsolata Ninfa è ricondotta
Stretta e legata al monte Olimpo in sue.
I guai di chi si perde dietro all'amore si succedono e non si. somigliano. Vive però sempre la speranza :
Se ogni cosa all'uom toglie fortuna, Ella sempre rimane e mai si perde.
Vagando solitario pei boschi, al lume della luna, pensando al modo di veder Lippea, Cupido, che gli appare, gli fa capire come sia impossibile penetrare nel regno di Giunone, ed a questo proposito gli spiega come in quelle elevate regioni si formino le nubi, la pioggia, la neve, la grandine, i tuoni e il baleno. (Cap. X). Mosso poi a pietà dell'ardue fatiche del suo fedele, Cupido gli si fa compagno della via, e camminando sempre per nuovi boschi e nuove pianure, e interrogando ad ora ad ora ninfe che cortesi rispondono alle inchieste, seduta sull'Iride, come regina sul proprio trono, appare finalmente Venere.
Venus vestita ad ór da capo a piede Con la corona di mirto e di rose, Con lieta faccia ed aspetto si bello, Più che mai Dee, ovver novelle spose.
La gran madre d'Amore rassicura il poeta, e lo consola colla promessa d' II-bina, bellissima fra le ninfe di Diana. Ma Ilbina appunto è scelta da Minerva a far parte del suo regno. Ben gliela chiede Venere, e tenta di accendere le fiamme d'amore in seno alla Ninfa, ma Minerva la protegge porgendole il proprio scudo,
Che ha tanta virtù, tanto valore Che ogni fiamma di Cupido ammorta, Ogni atto turpe ed ogni folle amore.
Cosi Ilbina, che già stava per cadere schiava di Venere, è sottratta al suo impero, e non vive più che per Minerva. La figlia della mente di Giove si sforza anche di sottrarvi il nostro poeta, e a quest'intento gli descrive tutte le severe bellezze del suo reame. E ci sarebbe riuscita, chè già gliene spuntava in seno il desiderio; ma mentre egli sta parlando con Pallade, Cupido e Venere gli si presentano in alto tenendo una lieta donzella. Affascinato da tal vista, egli rifiuta di seguire la Sapienza, torna a Venere che l'aspetta, confortandolo colla speranza di possedere la Ninfa or ora mostratagli.
E dietro Venere egli ripiglia il suo cammino. Cammin facendo incontra Taura, ninfa di Vulcano, che si stava godendo la frescura di un albero. E poich' essa è austera e non vuole parlare d'amore, il poeta le chiede conto del regno di Vulcano, inchiesta alla quale la Ninfa cortesemente risponde colla distesa spiegazione del baleno, della cometa e di molti altri fenomeni. Taura non aveva ancora finito di parlare, quando un dardo partito dall' arco di Cupido la stende al suolo tramortita e invocante l'aiuto di Vulcano. Ad un tratto il tranquillo aere si turba, di sereno si fa fosco, e con molto fragore, tra mille Ciclopi, appare Vulcano, anche lui tale e quale ci viene rappresentato dagli antichi poeti greci e latini. Tra Vulcano e Cupido s'impegna