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IL RISORGIMENTO.
una fiera lotta, e non cessa se non quando Giove, pregato da Venere, scende dal cielo, e inette la pace fra gli adirati Numi. Fatta la pace, Taura parte però con Vulcano, ed al poeta non resta altro conforto che una nuova promessa che Venere gli fa di regalargli tra poco una ninfa assai più bella della perduta.
E di nuovo si mette con essa per aspro cammino. In una foresta dove regna Eolo, una ninfa di Cerere, chiamata Panfia, interrogata dal poeta, risponde collo spiegargli la teoria dei venti e il terremoto. Proseguendo dopo ciò il cammino, giungiamo al mare e vi troviamo il vecchio Nettuno, che accondiscendendo a Venere, prende il poeta sul suo carro, gli mostra il mare, e gli dà le ragioni della salsedine marina.
Ridiscesi a terra, i viandanti sono vicini a toccare la meta del loro viaggio. Col capitolo XVI entriamo finalmente nel regno di Venere. Com'è a supporsi, qui stanno Ninfe a migliaia e tutte belle e vezzose, e sempre in feste, in canti, in danze. A differenza però dell'altre incontrate finora,
Non era lì mestier pregar che il dardo Traesse Dio Cupido a far ferita, 0 ch'egli al suo venir non fosse tardo. Ch'ognuna mi parea che senza invita Solo al mirare, e ad un picciol cenno Che nella vista sua mi dicesse: Ita.
Tra questo popolo allegro di Ninfe leggiadre, ma sguaiate ed impudiche tanto che il poeta è costretto a coprirsi il viso con le mani per non vederle — ve n'ha una la quale mostra d'ardere per lui, e sa con cento moine accendergli in petto una vivissima fiamma. Venere gli dona la ninfa, Cupido scocca il solito suo dardo, e Jonia, che così si chiama la nuova fanciulla, addita all'amante un boschetto sull'alto del monte, dove si recherà a notte oscura. — Già il sole è calato, già la notte è scesa, e il desioso amante corre al luogo del convegno. Ma oh amara delusione! la Ninfa non c'è; la cerca tuttala notte per colline, per piani, per boschi, gridando, chiamandola a nome. Tutto è indarno. Sul far del giorno, trafelato e stanco, cede al sonno, e dormendo gli appare Ilbina, la quale gli annunzia che la vaga Jonia ha passato la notte con un Fauno. E questa, continua Ilbina, è opera di Cupido; il capriccioso Iddio spense in Jonia l'ardore per il poeta, accendendovene invece uno novello per il Fauno fortunato.
Però ti prego che seguir non vogli Questo Cupido e che non vogli ire Più tra le selve e tra li duri scogli. Se al regno di Minerva vuò venire, Lassù l'animo tuo sarà contento; Lassù trova la voglia ogni desire. Poscia sparì.......
Il poeta si desta, e mentre bestemmia furente Venere e Cupido, ecco una nuova apparizione. È una Dea mandata da Minerva e da Ilbina onde ritrarlo dallo stolto cammino. Essa ha così belle ragioni in bocca, che il poeta cessa di seguire per selve aspre e ree il folle Amore, e si dispone a seguitare i passi di costei. — La divina nunzia di Pallade, toltolo dalla selva errante e storta, lo pone sulla via che conduce — dov'è della virtù la prima porta. — Per questa via trova Foligno ed Ugolino Trinci suo signore, dal quale è consigliato a cercare il regno di Minerva.
Libro II e III. — Minerva apparisce al poeta ed acconsente ad essergli maestra. La nuova via che dovranno percorrere non è che dei forti; bisognerà lottare con tutti i mostri che si pareranno d'innanzi ad impedire che si tocchi la splendida