34 IL RISORGIMENTO.
Parea come di notte una lumiera, 0 un falò, come si fa per festa.
In una 'valle e' incontriamo nella Morte
E vidi lei in un cavai sedere-Negro e veloce più che nessun mai Avea le guancie rizze, magre e nere, Crudel la vista e sì oscura e buia Ch'io chiusi gli occhi per non la vedere
Altrove è la Fortuna che si presenta:
Era maggior che non fu mai colonna E sol d'innanzi avea capelli in testa E d'oro fin d'innanzi avea la gonna. Ma dietro calva, e dietro avea la vesta Tutta stracciata, ed era di quel panno Che vedoa porta indosso quando è mesta. Ghignando con un riso pien d'inganno Yolgea con una man sette gran rote Che come spera in questo mondo stanno.
Con esse la beffarda Dea travolge i miseri che cedettero alle sue lusinghe. C' è l'antico Issione, e' è Barnabò Visconti che siede nel colmo
Del terzo cerchio e più salir non può Che così ride e securo esser erede-Ma tosto mostrerà Fortuna il gioco Com'Ella sole, e s'apparecchia mo\
Dietro a lui sale Gian Galeazzo suo nipote, che presto sederà in suo luogo.
E quanto ad una cifra cresce il cento Cotanto accrescerà il Biscion Lombardo. E di Toscana fia in parte contento : Se non che il giglio rosso ch'ha lo sguardo Sempre a sua libertà, contro lui opposto Farà che il suo pensier sarà bugiardo.
In cima alla seconda rota è posto Cola da Rienzo tribuno,
Ed è salito Nel colmo ond'altra volta fu deposto. Ma è troppo folle e troppo ardito, Cli' ha presa la malizia su nel sangue De' principi roman tanto gradito. Perchè Colonna ed altri ancor ne langue. Ma tosto Roma a lui trarrà il veleno Ch'ha nella lingua il malizioso angue.
Nel primo cerchio dove stanno i Duci che si mutan spesso, ecco Antoniotto Adorno che
Genova bella nella quale è nato, Metterà nei malanni e nel mal giorno.