capitolo primo. — condizioni del pensiero italiano, ecc. 35
Nel quinto cerchio trovi Giovanna di Napoli; nel sesto
i novelli Caini Consumatori de'fratelli suoi, Quei della Scala spietati Mastini E più crudeli che rabbioso cane.
In un' altra rota Giovanni Agnello
.....proverà quant' è duro lo smalto
Del suol di Lucca, quando la percossa Egli averà cadendo su da alto.
Romperalli quel caso l'anche e l'ossa; Ed in un punto la terra eh' egli ha, E Pisa dal suo giogo sarà scossa; Ed ei saprà s' è duro, e ben gli sta.
(Cap. XIII. Lib. 11).
Più in là Circe, la maledetta maga, trasforma gli uomini in bruti; in altro luogo le tre Furie infernali, nate dalla Libidine, dall'Ira, e dalla Cupidigia fanno orribile strazio dei petti umani. Gli uomini eh' essi straziano sono apparentemente tranquilli, ma per mezzo dello scudo di Minerva la vista penetra queste menzognere parvenze e ti si svela tutto l'interno loro martiro. — V' ha una valle dove i Centauri succhiano il sangue dei capitani di ventura che colle loro compagnie miseramente disertarono l'Italia. Quando questi infelici non hanno più sangue nelle vene,
Sono compressi e messi allo strettoio E trattogli ogni umor con guai e pene.
Lasciati quindi per alcun tempo, affinchè si rifacciano il sangue e gli umori, vengono ripresi dai Centauri: questa vicenda di dolore è eterna. Tra questi condannati ci sono Ambrogino Visconti, Annichino Mongardo e Fra Moriale.
Finalmente trionfante in mezzo al suo regno sta Satana.
Egli era grande, bello, e sì benegno Avea 1' aspetto di tanta maestà, Che d'ogni riverenza parea degno.
E tre belle corone aveva in testa, Lieta la faccia, e ridenti le ciglia, E scettro in mano di gran podestà.
E, benché alto fosse ben tre miglia, Le sue fattezze rispondean sì eguali E sì a misura, eh' era maraviglia.
Dietro alle spalle sue aveva sei ali, Di penne sì adorne e sì lucenti Che Cupido e Cillen non l'han cotali.
Ed avea intorno a sè diverse genti Che facean festa, e questi tutti quanti Al suo comando presti e obbedienti.