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Storia Letteraria d'Italia
Il Risorgimento
Giosia Invernizzi
Francesco Vallardi Milano, 1878, pagine 368

Digitalizzazione OCR e Pubblicazione
a cura di Federico Adamoli

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   36 IL RISORGIMENTO.
   Ma i primi e principali eran giganti Con orgogliosi fasti e con gran corti, Con presti servidor che aveano innanti.
   Alla guardia di questi arditi e forti Eran quei che son viri e son cavalli Con li lor capitan saggi ed accorti.
   Su per li prati ancor vermigli e gialli Andavan donzelletti e belle donne Con melodie soavi e dolci balli.
   (CAP. XIX. Lib. 11).
   Ma tutto ciò non è che una falsa apparenza; attraverso il cristallo dello scudo di Minerva si vede il vero. Così guardando tutto si trasforma. Satana è nero
   Cogli occhi accesi più che mai carbone, E non benigno, ma crudele e fero.
   Ognuna delle sue corone e un drago; i suoi biondi capelli e i peli della sua barba sono serpenti : i suoi piedi sono serpentini, e sta seduto su un banco dì dieci draghi.
   Al par di lui tutte le cose che lo circondano, da gioconde si tramutano in orribili a vedersi.
   Satana è il gran mostro che bisogna vincere onde passare ai regni della Sapienza. — Il poeta, seguendo il consiglio di Minerva, lotta con lui, e lo vince umiliandosi, entrandogli cioè di sotto al piede col quale egli chiude il calle ai viandanti. Vinto il gran nemico dell'umanità, salendo un'erta, una donna gli salta in groppa e
   10 tira in giù. È la Concupiscenza, la parte brutale, vile ed oscura dell'uomo, che guarda soltanto al diletto attuale, torcendo lo sguardo dalle cose sublimi ed eterne. Ma la parte celeste ed angelica dell'uomo vince anche questa difficoltà; il poetasi libera dalla femmina, e sale liberamente.
   Innanzi però d'entrare nel regno glorioso ed immortale della Sapienza ci sono ancora i Vizii da vincere. Il nostro pellegrino incontra successivamente la Superbia, l'Invidia, l'Avarizia, l'Accidia, l'Ira, la Gola, la Lussuria, che tutte con lor tormenti speciali fanno strazio dell'umanità. E Minerva gli spiega i simboli in cui sono rappresentate, ragiona delle cause, della natura e delle specie di ciascuna di esse. Ma questi sermoni e queste sottili distinzioni di morale teologica, sarebbero troppo lunghi e troppo noiosi a riferire.
   Libro IV. = Abbandonata la prava terra di Satana e dei Vizii, il poeta e la sua scorta giungono al paradiso terrestre. Il Cherubino custode dell'entrata n'apre le porte, e Minerva consegna il suo protetto ad Enoch ed Elia. Con questi egli visita il regno delle Virtù. E prima quello delle Virtù cardinali : Temperanza, Fortezza, Prudenza, Giustizia; poi quello delle teologali: Fede, Speranza e Carità. —
   11 tempio della Fede è splendidissimo, tutto fatto di corpi morti, per calcina ha il sangue
   Recente sì che ancor non era asciutto.
   L'apostolo Paolo, sceso dal cielo, fa entrare il poeta in questo tempio, e dopo avergli ragionato della natura della fede, delle cose che dobbiamo credere, della risurrezione dei corpi dopo il Giudizio e di tant' altre cose su questo andare, lo porta nel regno della Speranza. La quale a volta sua lo conduce a parlare colla Carità, che dopo molto ragionare intorno alle virtù e dopo la risoluzione di molti dubbii teologici del poeta, lo mette finalmente in Cielo. Di grado in grado, e vedendo cose che labbro d'uomo non sa ridire, giunge a quel supremo regno
   Ove più splende Dio e li suoi Santi.