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Storia Letteraria d'Italia
Il Risorgimento
Giosia Invernizzi
Francesco Vallardi Milano, 1878, pagine 368

Digitalizzazione OCR e Pubblicazione
a cura di Federico Adamoli

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   CAPITOLO PRIMO. — CONDIZIONI DEL PENSIERO ITALIANO, ECC. 3? -
   Colla Visione del Sommo Bene termina il Quadriregio; lo chiudono questi versi:
   Cogli occhi lagninosi e sospirando Io mi ricordo di quei lochi adorni E' 1 volto alzando al cielo i' dico : 0 quando Sarà, mio Dio, il di che a te ritorni!
   Il concetto fondamentale di questo poema esce dallo spirito stesso del Cristianesimo nel Medio Evo.
   La vita terrena è un esilio sconsolato dell'anime, loro patria è il Cielo, la città di Dio è la meta del loro viaggio attraverso questa valle di lagrime. Ma per raggiungerla bisogna meritare, lottando con le passioni e col mondo.
   In sul primo apparire del Cristianesimo, tutto ciò era sentimento vivo e profondo, e costituiva la sostanza di molte visioni e leggende spontaneamente create dalle facoltà umane sotto l'ispirazione della fede. A poco a poco la riflessione le trasformò in una teoria scientifica, teoria che il Frezzi non fa altro che ripetere nel Quadriregio. — I nemici che impediscono all'uomo di acquistare la virtù, mezzo per giungere al bene sommo dell'anima, sono i sensi ed il mondo. L'uomo nella sua giovinezza, allettato dalle illusioni dei sensi e distratto dalle tentazioni del mondo, smarrisce facilmente il sentiero della virtù. Nell'età matura la ragione
   10 chiama allo studio dello scopo infinito della vita, gli mostra la vanità de' sensi e del mondo, gli amari disinganni che ci procurano ; e lo invita a combattere con tutte le difficoltà che si parano d'innanzi ad impedirgli l'acquisto della virtù. Innalzato finalmente alla contemplazione dei misteri celesti e della beatitudine per cui l'anime son fatte, egli sdegna ogni gioia terrestre e mortale per quella infinita ed immortale, termine ultimo dei movimenti dell'anima umana.
   Spirito arido, credente, ma senza la fede energica e battagliera di un apostolo, educato nelle tranquille solitudini del chiostro a contemplare più che a fare, pieno di astrazioni scolastiche e di erudizione antica, il Frezzi volle, come Dante, provarsi a vestire delle forme dell'arte il suo dogmatismo teologico. Ma sfornito d'ogni virtù poetica, che cosa poteva riuscire l'opera sua1? Che cosa è il Quadriregio se non una lunga e noiosa dissertazione teologico-filosofica distesa in versi? Leggendolo c'incontriamo ad ogni pagina in un ingegno che non sa uscire dal generale e dall'astratto, che non sa spirare ne' suoi fantasimi anima e vita.
   Volendo rappresentare il suo concetto, con l'occhio fiso nella Divina Commedia egli imagina i quattro regni d'Amore, di Satana, dei Vizii e delle Virtù, corrispondenti a quattro stati diversi dell'anima umana; popola poi questi regni fantastici di esseri allegorici e mitologici, di divinità pagane e cristiane, v'aggiunge molti suoi contemporanei e tutta la sua erudizione teologica e classica.
   Anche Dante, che il Frezzi toglieva a copiare, aveva innalzato il suo universo sopra una base scientifica; ma mentre nella Divina Commedia ogni astrazione apparisce in un'imagine, ogni concetto s'incorpora in una persona, e la scienza vive nell'arte, nel Quadriregio nulla trovasi di questo. Vi sentiamo il teologo, lo scienziato, l'erudito, non mai l'artista. Invece di rappresentare, il Frezzi per lo più spiega, distingue, sermoneggia; e quando pur lo tenti, non gli vien fatto di vestire d'ima-gini e colori i suoi concetti in modo da determinarli ed avvivarli ; essi rimangono sempre astratti ed indeterminati; sono generi o tipi, non individui.
   In luogo di un superbo, di un lussurioso, di un invidioso, di un temperante, egli ci dà il movimento generale ed astratto della Superbia, della Lussuria, della Temperanza, descrivendo e personificando passioni e virtù.
   Nemmeno in se. stesso egli ha saputo rappresentare un carattere, una realtà. —
   11 Frezzi pone anzi una certa qual cura nel farci capire che in lui, teologo, l'amore non è stato mai un sentimento, ma un concetto ; le illusioni, gli errori, i disinganni [iella giovinezza, non vita ed azione, ma idee; l'uomo in astratto inquesto periodo della vita umana. Però egli rimane sempre una vuota e fredda allegoria senza alcuna efficacia sull'immaginazione e sul sentimento.