CAPITOLO PRIMO. — CONDIZIONI DEL PENSIERO ITALIANO, ECC. 41
Ecco la canzone:
Per la morte di M. Giovanni Boccaccio.
Ora è mancata ogni poesia E vote son le case d' Parnaso, Poi che morte n'ha tolto ogni valore. S'io piango o grido, che miracol lia, Pensando che un sol ch'era rimaso, Giovan Boccacci, ora è di vita fuore ? Cagion del mio dolore Non è perchè sia morto ; Ch' io mi dorrei a torto, Perchè chi nasce a questo passo giugne : Ma quel duol che mi pugne È che nl'un riman, nè alcun viene Che dia segno di spene A. confortar che io salute aspetti ; Perchè in virtù non è chi si diletti.
Lasso ! che morte in picciol tempo ha tolto A te, Fiorenza, ciascun caro e degno. Principio fo da Pietro e da Francesco Che in sacra scrittura vidon molto ; Vergogna a tali che portan lor segno, Che appena intendon latin da tedesco. E, perchè qui m'intresco, Tommaso, in questo fiotto, Filosofo alto e dotto (Medico non fu pari a lui vivente) ; Luigi, eloquente
Retorico con vago e dolce stile; E legista civile
Corsin Tommaso, e Niccolò sincero Che fu sì vago di consiglio vero;
Paulo arismetra ed astrologo solo Che di veder già mai non fu satollo Come le stelle e li pianeti vanno, Ei venne men per gire al sommo polo;. E quei che Marte seguir ed Apollo, Nicola, Alberto, e Francesco e Manno ; E, come tutti sanno, Tre poeti di nome ; Che se n' è detto come Zanobi ed il Petrarca in quel tesauro Ch' ebbon col verde Lauro ; L'ult'mo e '1 terzo è quel che sopra scrivo. E ciaschedun fu vivo Insieme, e tutti gli vidi ad un tempo; Or non si vede alcun tardi o per tempo.
Dunque s'io piango, fo come colui Che perdendo si duol l'ultima posta,
Im&hmki. Il Huorgimento.
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