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Storia Letteraria d'Italia
Il Risorgimento
Giosia Invernizzi
Francesco Vallardi Milano, 1878, pagine 368

Digitalizzazione OCR e Pubblicazione
a cura di Federico Adamoli

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   IL RISORGIMENTO.
   Perchè manca speranza al suo soccorso
   Sarà virtù già mai più lin altrui?
   0 starà quanto medicina ascosta,
   Quando anni cinquecento perdè il corso ?
   Qual mente o qual ricorso
   Aspetto poi che trovi
   Questa e che la rinnovi,
   Siccome rinnovò quella Ippocrate?
   Chi fìa in quella etate
   Forse vedrà rinascer tal semenza:
   Ma io ho pur temenza
   Che prima non risuoni l'alta tromba
   Che si farà sentir per ogni tomba.
   Questa paura ognor più mi monta, Perchè in avarizia ognun si specchia. Qui si comprende studia ed ammaestra. Ne'numeri ciascuno ha mente pronta, Dove moltiplicando s'apparecchia Sempre tirare a sè con la man destra. Non si trova fenestra Che valor dentro chiuda. Così si vede nuda
   L'adorna scuola da tntte sue parti;
   E le meccaniche arti
   Abbraccia chi vuol esser degno ed alto:
   Però che questo salto
   Fa che tal uomo reggimento piglia,
   Che mèi se regge, e peggio altrui consiglia.
   Ben veggio giovinetti assai salire Non con virtù, perchè la curan poco, Ma tutto adopran in corporea vesta; Sicché ben posso aspettar l'avvenire Yeggendo che già mai non cercan loco Dove si faccia delle Muse festa. Altri di maggior gesta Antichi nel Senato Contra Scipione e Cato Ogn'ora fanno e seguon Catelina; E se surgon 'n cina, Per niente tengon Licurgo o Solone A petto a lor persone, Dicendo più saper chi più mal face: E chi più puote l'un l'altro disface.
   Come deggio sperar che surga Dante, Che già chi il sappia legger non si trova? E Giovanni che è morto ne fé scola. A cui si vederà l'Affrica avante, Che dell'alto poeta venia nova Verso costui, ed or rimasa è sola? Chi sonerà parola In letture propinque, Là dove libri cinque