CAPITOLO PRIMO. — CONDIZIONI DEL PENSIERO ITALIANO, ECC. 45
Diventerei pastore e montanino; E prima ch'io il dicesse altrui, Sarei al loco di costor vicino; Et or direi Biondella, or Martino, Seguendo sempre dov' andasson elle (1).
Delle opere in prosa di Franco Sacchetti, quelle notevoli per l'arte sono le Novelle (2). L' autore ne scrisse trecento, ma a noi non ne giunsero che duecento cinquantasei (3). Esse non formano parte di un disegno unico come quelle del Decame-rone, ma procedono indipendenti affatto le une dalle altre. Nel Proemio il Sacchetti dichiara lo scopo ch'egli ebbe scrivendole.
«Considerando al presente tempo, ed alla condizione dell'umana vita, la quale con pestilenziose infermità e con oscure morti è spesso visitata, e veggendo quante rovine con quante guerre civili e campestre in essa dimorano; e pensando quanti plpuli e famiglie per questo son venute in povero ed infelice stato, e con quanto amaro sudore conviene che comportino la miseria, là dove sentono la lor vita esser trascorsa; e ancora imaginando come la gente è vaga d'udire cose nuove, e specialmente di quelle letture, che sono agevoli a intendere, e massimamente quando danno conforto, per la quale tra molti dolori si mescolano alcune risa.... io Francesco Sacchetti fiorentino, come uomo discolo e grosso, mi proposi di scrivere la presente opera, e raccogliere tutte quelle novelle, le quali e antiche e moderne di diverse maniere sono state per li tempi, e alcune ancora che io vidi e fui presente, e certe di quelle che a me medesimo sono intervenute.... E perchè molti, e specialmente quelli a cui in dispiacere toccano, forse diranno, come spesso si dice: queste son favole; a ciò rispondo, che ce ne saranno forse alcune, ma nella verità mi sono ingegnato di comporle. » (4).
E in una serie di racconti brevi, facili, scherzevoli, abbiamo altrettante scene della vita fiorentina ed italiana degli ultimi anni del secolo XIV. — Talora la scena è una corte italiana, e i personaggi che ci si presentano sono i re di Napoli, i Visconti, gli Scaligeri, i marchesi d'Este, od altri signori e capitani dell'epoca. Talora è la piazza pubblica, e siamo tra uomini, donne, persone d'ogni condizione. Molte novelle sono piccanti episodii della vita clericale del secolo quattordicesimo; frati ipocriti e lascivi, preti sozzamente avari, predicatori ignoranti od astuti, sono parlanti esempi dell'immenso disordine religioso e morale da cui era travolta la chiesa cattolica. Soventi il Sacchetti ci fa penetrare nell'intimità domestica d'allora; e il venir meno nella coscienza di tutti i principii religiosi e morali che avevano dominato la vita del medio evo, ci si para d'innanzi incarnato in personaggi concreti e viventi. Ora è la fede conjugale tradita, ora è il lusso rovinoso delle donne fiorentine, ora è uno scettico che si ride dei santi e del diavolo, or un uomo volgarmente superstizioso, dovunque una morale rilassata che dissolve la famiglia, un cristianesimo unpaganito che intorbida la coscienza religiosa. Tutte le bizzarrie sociali e le stranezze di caratteri sono riprodotte in una varietà grande di situazioni. Vi sono novelle in cui figurano artisti, poeti ed uomini famosi contemporanei del Sacchetti, o morti da poco tempo. In una, eccoti Dante esule a Ravenna, che compone il mesto e severo volto ad un sorriso mentre piacevolmente canzona un innamorato (5). In un'altra, per non rammentare che gli uomini più famosi, eccoti Giotto che si vale dell arte sua per burlarsi di uno sciocco che gli aveva dato a dipingere un pal-vese (C). Molte novelle contengono burle, motti satirici, arguzie di buffoni caratte-
(1) F. Sacchetti. — Dalle Rime di Cino da Pistoja ed altri, raccolte da G. Cardueci.
(2) Chi amasse conoscere altre prose del Sacchetti le troverà raccolte nel libro «Sermoni c Lettere di F. Sacchetti, Firenze, Le Monnier 1857, per cura di 0. Gigli.
(3) Novelle di F. Sacchetti, cittadino fiorentino. Firenze, Barbèra 1860.
(4) Novelle — Proemio.
(5) Nov. VIII. — Dante figura però anche in altre Novelle : CXIV. CXV. CXXI.
(6) Nov. LXIII.