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IL RISORGIMENTO.
tura del verseggiatore, e che ha pregio singolarmente per la natia semplicità della lingua che adopera (1).
Ma a misura che noi avanziamo verso il secolo quindicesimo, l'eco della poesia del trecento, già debole nelle rime dianzi accennate, diventa insensibile. La poesia italiana continuò nelle forme del canto popolare, specialmente in Toscana; ma i poeti letterati l'abbandonarono.
Con l'anima già vuota delle idee e delle ispirazioni dell'arte trascorsa, già soverchiati dall'erudizione, gì' Italiani cominciarono a vivere una vita più intima coi classici antichi ; i grandi pensieri dell'antichità occuparono soli la loro mente, e ad esprimerli non vollero altra lingua che quella di Cicerone e di Virgilio. Il volgare italiano, ancor schietto e spontaneo nelle Novelle del Sacchetti, appar già alterato e latinizzato in quelle rare scritture italiane che incontriamo negli estremi anni del trecento.
Sul limitare del secolo novo il canto italiano è cessato.
. . Vóte son le case di Parnaso ....
Sonati sono i corni,
D'ogni parte a ricolta;
La stagione è rivolta :......(2)
Ma è un silenzio fecondo. Nel capitolo seguente noi assisteremo al tacito lavoro dell'erudizione; da esso vedremo sorgere idee ed aspirazioni nuove; vedremo formarsi l'ideale che la poesia del secolo XVI fissò nelle sue forme immortali.
Intanto concludiamo. Più sopra da una parte noi abbiamo veduto la poesia della Divina Commedia morire nel Quadriregio del Frezzi, e quella del Canzoniere del Petrarca scolorirsi nelle imitazioni dei petrarchisti; — abbiamo veduto dall'altra, continuarsi per opera di alcuni pochi scrittori la spontaneità propria dell' arte del trecento. Ma, a chi ben li consideri, entrambi questi elementi testificano, benché in modo diverso, una poesia che declina. L'imitazione riproduce meccanicamente un mondo poetico morto nell'anima ; la poesia spontanea si fonda su una base profondamente diversa da quella dalla quale era sorta la poesia dell'epoca dantesca.
Qual è dunque il nuovo pensiero che giace in fondo alle forme dell'arte? quali sono i caratteri e le tendenze della poesia italiana sull'uscire del secolo XIV?
Il Cristianesimo, dicemmo altrove (3), dopo aver affermato lo spirito puro e
(1) Ecco un sonetto del Pucci per intero:
Ahimè, Comun, come conciar ti veggio Sì dagli oltramontan cho dai vicini E maggiormente da' tuoi cittadini, Che ti dovrian tener in alto seggio!
Chi più ti de' onorar, quel ti fa peggio : Legge non v'ha che per te si declini: Co' raffi, con la sega e con gli uncini, Ognun s'ingegna di levarne scheggio:
Chè pel non ti riman che ben ti voglia. Chi ti to' la bacchetta e chi ti scalza, Chi '1 vestimento stracciando ti spoglia.
Ognun lor pena sopra te rimbalza; E niuno è che pensi di tua doglia, 0 s' tu dibassi, quando sè rinalza.
Ma ciascun ti rincalza. Molti governator per te si fanno, E finalmente son pure a tuo danno.
(2) Sacchetti. Rime.
(3) § 3.