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CAPITOLO SECONDO. — L'ERUDIZIONE. 55
stata abbandonata per tre giorni al saccheggio ed al fanatismo dei Musulmani : l'imperatore Costantino Paleologo vi era stato ucciso in un con quarantamila Cristiani; altri sessantamila erano stati ridotti in schiavitù; i profughi greci venuti in Italia, col racconto della sanguinosa catastrofe di Bisanzio, e colle sinistre previsioni sui mali futuri della loro patria, destavano in tutti la pietà ed il terrore ; Maometto II dal Bosforo minacciava tutta la cristianità. — Questo avvenimento scosse profondamente i Pontefici di Roma : essi si adoperarono per mettere fine alle guerre italiane, e bandirono in Europa la crociata contro i Turchi. Calisto III dichiarò loro la guerra, Pio II (Enea Silvio Piccolomini) ordinò il Concilio di Mantova (1459) per incitarvi i principi cristiani, e raccogliere le forze necessarie all'impresa. L'adunanza fu delle più solenni e maestose che avesse mai visto la Cristianità: vi assistevano gran numero di cardinali e di vescovi, quasi tutti i principi d'Italia, e gli ambasciatori di quasi tutte le potenze europee. Parlò il Pontefice, e la sua eloquenza nel descrivere le sventure dei Cristiani di Costantinopoli strappò le lagrime agli uditori; parlò il dottissimo Francesco Filelfo; Ippolita Sforza, figlia del duca Francesco, arringò il papa in latino; i deputati greci narrarono piangendo le sventure della loro patria, e dipinsero l'orribile schiavitù in cui erano caduti. L'impressione allora prodotta fu profonda: in realtà si fecero anche alcuni apparecchi, ma le turbolenze politiche sorvenute poco appresso in Italia mandarono a vuoto l'impresa d'Oriente. I Turchi facevano intanto rapidi progressi nella conquista; e Pio II, in un concistoro tenuto nel 1463, disse ai cardinali ch'era ormai tempo di cominciare la guerra. « Ho deliberato, così parlò il vecchio Pontefice, ho deliberato di andare io stesso alla guerra contro i Turchi, e d'invitare in tal modo coi fatti e non colle sole parole i principi cristiani a seguirmi. » Annoverate quindi le forze che sperava d'avere e che gli erano state promesse per l'impresa, conchiuse così : « Finalmente il divino favore ci darà la vittoria. Quanto a me, non scenderò in campo alla pugna, cliè me lo impediscono la debolezza del corpo e il sacerdozio, cui mal s'addice il maneggiare la spada. Imiterò pertanto il santo patriarca Mosè, che pregava sulla montagna mentre Israello combatteva contro gli Amaleciti. Inginocchiato sopra un' alta poppa o sopra la vetta di un monte, colla santa Eucarestia innanzi agli occhi, io vi avrò attorno a me, e col cuore contrito ed umiliato chiederemo al Signore la vittoria per i nostri soldati. (1) »
E come aveva promesso, Pio II, vecchio, debole, malato, si portò in Ancona, dove si doveva trovare raccolta la flotta per la spedizione d'Oriente. Ma 1' Europa cristiana non rispose al suo entusiasmo : i Veneziani, minacciati dai Turchi nei loro interessi commerciali, vi mandarono una flotta di dodici galere ; ma la Francia e la Germania non presero parte all'impresa; il duca di Borgogna, che si era repli-catamente e solennemente obbligato alla Crociata, non volle moversi.
Quando Pio II giunse in Ancona, non trovò nulla di quanto s'aspettava, ma soltanto una gente raccogliticcia, la quale per intraprendere la sacra guerra, voleva paghe e non indulgenze. Ai patimenti fisici aggiuntosi allora il rammarico dell'impresa fallita, il Pontefice in breve morì, e con lui morì la crociata contro i Turchi. L'ardore religioso che nel Medio Evo aveva lanciato legioni d'uomini in Terra Santa, era spento nelle nazioni cristiane.
In Italia la religione è una reminiscenza del Medio Evo, un'abitudine del pensiero, un insieme d'idee che in esso dura per forza d'inerzia, ma separato dalla pratica della vita, senza efficacia sul sentimento e sulle azioni. — Si scorra col pensiero la condotta politica di Filippo Maria Visconti, di Cosimo dei Medici, di Francesco Sforza, della Signoria veneta, dei re di Napoli; e si vedrà che il loro motivo d'agire è tutto riposto in un interesse profano e personale ; che in ogni circostanza, sopra ogni altra cosa essi fanno conto dell'accorgimento politico; che all'azione di un'essere superiore, arcano regolatore dei destini delle società umane;,
(1) Sisraondi. Star, delle Rep. ital. cap. 70.