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Storia Letteraria d'Italia
Il Risorgimento
Giosia Invernizzi
Francesco Vallardi Milano, 1878, pagine 368

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a cura di Federico Adamoli

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   CAPITOLO SECONDO. — L'ERUDIZIONE. <'>5
   i quali poi succeduti l'un dopo l'altro al padre nella signoria, fecero di Ferrara uno dei centri di studio più importanti d'Italia. All'università ferrarese accorrevano non solo studenti di tutta la penisola, ma anche d'Europa; il numero degl'Inglesi vi aumentò di tanto che si dovette formarne una categoria distinta. Lionello d'Este non si limitò a proteggere i dotti , ma fu dottissimo egli stesso, e si dice che fosse, il primo a riconoscere per supposte le lettere corse tra S. Paolo e Seneca (1). Suo fratello Borso, fatto Duca nel 1453 da Federico III, introdusse la stampa in Ferrara, assegnò lauti stipendi ai letterati, impiegò somme ingenti nel raccogliere codici ed avanzi dell' antichità. Una volta un tal Nicolò d'Alletnagna gli presentò uu codice della Geografia di Tolomeo, e per questo egli gli fece assegnare cento fiorini d'oro. Filippo Maria Visconti chiamava alla sua corte, e lautamente stipendiava i due Barzizza, il Panorrnita ed altri dotti; Apollinare Offredi, che gli dedicò uu Commento sopra Aristotile, loda il suo impegno nel favorire gli studi, e nell'onorare gli studiosi (1). Di Francesco Sforza si disse che faceva rivivere l'età dell'oro: ajutato da Cicco Simonetta, il suo fedele e sventurato ministro, egli protesse sommamente gli studi. Francesco Filelfo fu per qualche anno in sua corte, i Greci fuggiti da Bizanzio furono da lui ospitalmente accolti; Milano era piena di poeti e di retori; sua figlia Ippolita arringò in latino il pontefice Pio II al concilio di Mantova. — In Alfonso d'Aragona l'amore per gli studi era diventato una passione. Egli leggeva continuamente Giulio Cesare, Quinto Curzio, e non sapeva dimenticarli nemmeno in mezzo alle battaglie ; passava lunghe ore disputando col Valla, col Filelfo, col Pontano, col Panorrnita ; alle letture e discussioni che si facevano nelie sue stanze, ammetteva dei giovani studiosi, escludendone talvolta i più ragguardevoli personaggi che ad altro fine vi si recassero, e, meglio ancora, faceva istruire dei giovani d'ingegno, ma poveri di fortuna, somministrando quant'era d'uopo pel loro sostentamento. Narrasi che Cosimo dei Medici potesse acconciarsi con Alfonso in gravi differenze politiche, sol col cedergli un bel manoscritto di Tito Livio, ad onta che gli fosse stato insinuato il sospetto che in quel libro ci potesse essere un veleno (2). — I nomi dei Marchesi Gonzaga di Mantova e dei Conti di Montefeltro d'Urbino, s'intrecciano nella storia letteraria di questo periodo con quelli di moltissimi dotti ed artisti. — Ma il più grande, il più splendido dei protettori d'arti c di lettere, che incontriamo, è Cosimo dei Medici. Esule a Venezia, egli vi fece innalzare e vi aperse la libreria del monastero di S. Giorgio Maggiore; reduce a Firenze vi fondò la libreria di S. Francesco del Bosco in Mugello, del monastero di S. Bartolomeo alle radici del monte Fiesole, e, maggiore dell'altre, quella del convento di S. Marco, che si chiamò poi la Laurenziana. Quando i Greci venuti a Firenze pel concilio del 1439, vi fecero rivivere le teorie filosofiche di Platone, fu per opera di Cosimo che sorse in Italia la prima Accademia, che dallo scopo per cui era istituita si chiamò Platonica. « Il gran Cosimo, dice Marsiglio Ficino, mentre tenevasi in Firenze il Concilio tra i Greci e i Latini, a' tempi di papa Eugenio, udì un filosofo greco detto Gemisto e soprannominato Pletone, che, quasi novello Platone disputava delle opinioni di quell'illustre lilosofo; e nell'udirlo tanto s'infervorò e s'accese, che tosto concepì l'idea di un'Accademia, da istituirsi poscia a tempo opportuno. Or mentre egli andava maturando 1' esecuzione di questo disegno, pose 1' occhio sopra di me, figliuolo di Ficino suo medico, e ancor fanciullo, e mi destinò a si grande impresa, e per essa educommi » (3). — Sarebbe troppo lungo l'enumerare soltanto i monumenti ch'egli fece innalzare e i letterati ed artisti da lui protetti ; chi visita Firenze incontrasi ad ogm tratto in opere che portarono il suo nome fino a noi ; la storia letteraria del periodo che stiamo per istudiare, ha un o de' suoi princip
   al.-centn d'attività nella corte di Cosimo il vecchio.
   (1) Tiraboschi. Ib.
   (2) Tiraboschi. Lett. ital. e Ginguéné, Eist. litt. d'Italie.
   (3) Ficino. Lettera dedicataria premessa alla traduzione di Plotino: in Maffei. St. della leti. ital. Lib. II.