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IL RISORGIMENTO.
Nell'Italia del secolo XY tutto reca le impronte del culto esclusivo dell'intelligenza. — Riviviamo per un momento colla fantasia in una qualunque delle nostre Corti di quattro secoli fa. Ecco uno di quei palazzi che congiungono la grandiosità all'eleganza. Le pareti dell'ampie sale sono coperte di affreschi dei migliori artisti dell'epoca, o di drappi trapunti d'oro e di seta. Di qui ci sono avanzi di statue greche e ricchissime collezioni di manoscritti greci e latini, di là armi d'ogni foggia, poi vasi d'oro e d'argento cesellati. Ad ogni passo c'incontriamo in tele rappresentanti il Redentore, gli Angeli, la Vergine Madre; ma tutto ne fa accorti ch'esse stanno qui come opere d'arte, non come oggetti di venerazione religiosa. Le saie sono sparse di dame, di gentiluomini, di condottieri, famigliarmente misti a pittori, scultori, poeti ed eruditi. Oggi essi hanno assistito ad una festa, all'entrata di un papa o di un principe, domani assisteranno alla rappresentazione d, una Commedia di Plauto, udiranno l'orazione latina di un erudito Ciceroniano, o i versi di un poeta imitatore d'Orazio e di Virgilio. Le ore di questa vita cortigiana sono fatte gioconde dalle novelle, dalle facezie, dai motti piacevoli ed arguti, talora, nel mentre istesso che si medita un tradimento o si trama una congiura. Poco o nulla preoccupata di ciò che possa accadere dell'uomo oltre la tomba, questa folla di cortigiani pensa ad adornare e far lieta la vita presente; la ginnastica, le armi, le cavalcato, le feste, i canti dei poeti, le tele dei pittori, ecco le sue quotidiane occupazioni; la sua educazione (quale è stata riassunta pochi anni dopo da Bahlas-sare Castiglione nel libro « Il Cortigiano ») ha avuto riguardo allo sviluppo del corpo e dell'intelligenza, non alla vita dell'affetto e del sentimento.
Raccogliamo. — Entrati nel secolo quindicesimo, noi ci troviamo in mezzo ad una generazione d'uomini nella cui anima si va insensibilmente spegnendo la vita religiosa e politica dei tempi trascorsi. La religione del Medio Evo è un mondo d'idee e di dogmi che continua a Sussistere nel pensiero per forza d'inerte abitudine, ma che la fede non avviva più, dove più non penetra il calore del sentimento e dell'affetto ; esso giace lì non amato, nè combattuto, senza efficacia nelle azioni ; il suo spirito trascendente e dogmatico abbandona le manifestazioni della vita individuale e sociale. Nessuna più di quelle profonde e malinconiche aspirazioni verso un ideale, posto fuori dei limiti della vita terrena; nessuna più di quelle costruzioni teologico-politiche che si elevavano sul fondamento del dogma, quando l'autorità prevaleva sul libero pensiero. L'anima è possentemente e inconsciamente attratta dalla vita terrestre, l'ideale del pensiero si limita, si umanizza, e la ragione ripiglia l'impero di sè stessa. — Francesco Sforza. Cosimo de' Medici, Foscari, tutti i più grandi uomini di questa forte generazione della prima metà del secolo XV, ci parlano d'un tempo in cui si era imparato a far conto, più che d'ogni altra cosa, della propria energia personale. Nei loro petti s'accendono desideri! d immensa ambizione, nelle loro menti sorgono nuove e larghe idee di dominio, stimoli possenti d'imprese compiute lottando contro influiti ostacoli. Le guerre, gli esibì le congiure, i patimenti d'ogni maniera non valgono a piegare le loro volontà, a trattenerli a mezzo d'un cammino intrapreso ; essi lottano, e alla fine trionfano ; la personalità umana, dopo molti secoli di oppressione, risorgeva libera e possente nell'Italia del secolo XV. Ma intanto dalle rovine del mondo trascendente del Medio Evo, non si leva ancora fiammella di fede nuova, e la vita religiosa e politica s'agita in preda ad una grande anarchia di motivi e di scopi. In mezzo a queste condizioni la coltura riceve un grandissimo sviluppo, ma essa cangia di contenuto, chè l'antichità occupa quasi esclusivamente il pensiero italiano.