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Storia Letteraria d'Italia
Il Risorgimento
Giosia Invernizzi
Francesco Vallardi Milano, 1878, pagine 368

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a cura di Federico Adamoli

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   CAPITOLO SECONDO. — L'ERUDIZIONE.
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   §2. I commenti e le traduzioni dei codici antichi.
   Sul principio del secolo XV il contenuto della Letteratura italiana è fatto dall'erudizione, e le sue forine sono tolte dagli antichi scrittori del Lazio. Le credenze del Medio Evo, come hanno cessato di dirigere la vita religiosa e politica, così hanno anche cessato di presiedere alle combinazioni della scienza e alle creazioni dell'arte : il mondo intellettuale di Dante è disciolto, e di tutti gli elementi che lo costituivano, quelli che restano e che predominano sono le tradizioni della classica antichità. — Gli scrittori della prima metà del secolo quindicesimo non sono più occupati .a risolvere problemi religiosi, filosofici e politici come quelli che incontriamo nella Monarchia e nella Divina Commedia; tutta la loro attività intellettuale è rivolta a cercare, a studiare, a commentare le opere dei Greci e dei Latini; le idee ch'essi prediligono sono quelle che agitavano le menti degli uomini in Atene ed in Roma; la lingua che adoperano non è la volgare italiana, già abbandonata affatto e spregiata, ma quella illustre di Cicerone e di Virgilio : come se fra l'antichità ed il secolo XV non fossero corsi quindici secoli di lotte dell'umano pensiero, essi diventano fratelli degli antichi, cercano, studiano, interpretano le loro idee e la loro vita, e sono tutti assorti in questo lavoro per quasi più di mezzo secolo. Questo momento della storia letteraria italiana lasciò tracce profonde nel pensiero europeo, chè l'erudizione ebbe una vita sua propria e degl'immensi e decisivi risultati per la scienza e per 1' arte. Noi dobbiamo per poco seguire lo sviluppo di questa vita lenta e solitaria, per vederne i risultati e determinare l'indirizzo ch'essi imprimono alla Letteratura italiana.
   Nel Capitolo primo abbiamo visto Giovanni da Ravenna ed Emanuele Crysolora diffondere in Italia lo studio delle lingue latina e greca. Uno dei più dotti e famosi scolari di quei due celebri eruditi, fu certamente Guarino Guarini, detto anche Guarino Veronese, da Verona ov'ei nacque nel 1370 (1). Dopo aver studiato il latino nella scuola di Giovanni da Ravenna, si recò a Costalitinopol per impararvi il greco sotto la direzione del Crysolora. Di ritorno in Italia, ei si trattenne dapprima qualche tempo in Venezia ed in Verona, poi andò a Firenze ad occuparvi la cattedra di lingua greca , lasciata allor allora vacante dal Crysolora. In seguito, sempre insegnando pubblicamente lettere greche e latine, passò nuovamente a Venezia ed a Verona, poi a Padova, poi a Bologna, e finalmente a Ferrara, accettando 1' invito fattogli dal Marchese Nicolò III. Questo principe iniziava allora le splendide munificenze di casa d'Este. Fu per opera sua che rivisse 1' Università ferrarese, fu lui che chiamò di fuori ad insegnarvi molti illustri scienziati e letterati fra cui il Guarino, al quale affidò l'educazione di Borso e di Lionello suoi figli naturali. — Il Guarino, stabilito in Ferrara, amato dalla Corte, venerato dai dotti e dagli scolari, vi spiegò quella straordinaria attività intellettuale che fece di lui uno fra i più illustri e benemeriti commentatori e traduttori dei classici greci e latini. Egli trovavasi in Ferrara quando il Pontefice Eugenio IV vi trasferì il Concilio di Basilea (1438), allo scopo di trattarvi dell'unione della Chiesa greca colla latina. In questa solenne occasione il Guarino servi d'interprete fra i Legati delle due Chiese, nelle sottdi quistioni di teologia che vi si dibatterono. E ancora come interprete lo troviamo l'anno dopo in Firenze, quando la peste scoppiata in Ferrara obbligò il Pontefice a trasferire il Concilio colà.
   Diffìcilmente si potrebbe credere alla gran fama goduta dal Guarino in Italia e fuori, se le memorie de' suoi tempi non ce lo attestassero. Firenze, Venezia, Ve-
   (1) Queste notizie biografiche sono tolte dal libro: Vita e Disciplina di Guarino veronese e de' suoi discepoli. Libri quattro del cavaliere Carlo de'Rosmini roveretano. Brescia per Niccolò Bettoni 1805.