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Storia della Letteratura Italiana
Dalla metà del 700 ai giorni nostri
Giacomo Zanella
Francesco Vallardi Milano, 1880, pagine 192

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a cura di Federico Adamoli

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   j,3 introduzione.
   
   mondi, nei Dialoghi dei morti cerca più il brillante clic il giusto; ne ciò fa maraviglia in uno scrittore che avea detto: se avessi la mano piena di veri, mi guarderei bene di aprirla.
   Francesco Arouet de Voltaire (1694-1778) con ingegno più vasto, c con più focose passioni ebbe tutto lo spirito di Fontenelle. Se non fosse stato un odio profondo, tenace, invincibile contro il Cristianesimo, che lo trasse più volte a falsificarne la storia e denigrarne la morale, Voltaire avrebbe legittimamente tenuto quel trono della pubblica opinione, che in quella vece usurpossi colla frode e colla violenza delle sue aggressioni. Pochi antichi o moderni lo pareggiano nella lucidità della mente e nella profondità del buon senso: abbracciò tutti i generi di letteratura dal romanzo al trattato filosofico, dalla epopea alla tragedia; ma propostosi ad unico fine piacere alla moltitudine, seppe velare il difetto di dottrina e la malignità d' intenzione con la grazia inimitabile dello stile rapido, festivo, scintillante di arguzie e d'un inesauribile lepore. Fu detto benissimo, che Voltaire, come la scimmia, aveva moti graziosi, fattezze deformi. Chi lo legge si sente tratto ad amarlo per quel fiore di elegante urbanità che sparge sulle più scabre materie, e per quei lampi di buon senso, che inavvertiti gli escono dalla penna, anche quando si ostina a combattere il vero ; ma se dopo la lettura interroghiamo il nostro cuore, le più volte noi vorremmo non aver mai toccato quel libro. Che se poi consideriamo, come da questi suoi scritti sia uscita la rovina di tante nobili istituzioni; come per togliere alcuni abusi egli abbia fatto un sol fascio delle pratiche e delle leggi più sante, ed abbia ottenuto la vittoria col mezzo della licenza e della irreligione; quando si pensa che i lagrimevoli effetti della sua scuola durano ancora, e la grande nazione francese ne porta la pena; niun'anima onesta potrà dire che Voltaire sia stato una vera gloria della sua patria. Per oltre ses-sant'anni lavorò con incredibile ardore a demolire le basi del Cristianesimo. Gli sarebbe stata piacevol fatica leggere venti o trenta volumi in foglio se avesse sperato di pescarvi un motivo di accusa o di calunnia contro la Chiesa. Eppure questo uomo sentiva le bellezze del culto cattolico, dal quale attinse le più belle scene della Zaira; e sentiva coll'anima ardente di un poeta la grandezza di Dio nelle opere della natura. Mi si perdoni questo aneddoto, di cui- lord Brougham garantisce la verità. Una mattina di maggio, l'incredulo ottuagenario avanti l'alba eia Ferney si era condotto col giovane conte di Latour sulla sommità di una vicina montagna. Quando dileguata la notte, vide il sole levarsi sull' orizzonte, ed un fiume di luce empiere le immense vallate e l'irte giogaje del Jura, si scoperse il capo, e caduto sui ginocchi, ed avuta a stento la parola, uscì in un inno sublime, di cui ogni strofa finiva: credo, Iddio onnipotente, credo. Ma dopo questo sfogo dell' anima , il vecchio sofista si alzava , e scossa la polvere dai ginocchi, usciva in parole irriverenti contro il Vangelo. Simili contraddizioni non sono rare nelle sue opere; di che si sdegnava la scuola degli atei, Grimm, Diderot, Holbach; ma procacciavano maggior numero di lettori a Voltaire, che rispettava, se non altro, il fondamento della più nobile delle umane credenze. Quindi le sue massime mondarono tutta l'Europa: arti, lettere, scienze ebbero a provare il contagio del prodigioso suo spirito: adulando o scherzando si fe' schiavi tutti i letterati e monarchi del tempo; nè giudicò suoi nemici che i pochi, i quali osavano non piegare il capo alla sua onnipotenza.
   Giorgio Luigi Le Clerc, conte di Buffon (1707-1788) contese a Voltaire il principato dell'ingegno. Mentre l'uno demoliva tutto il passato, l'altro apriva nuovi regni all' umana intelligenza. Lo studio della natura ristretto prima a pochi cultori, divenne per opera di Buffon lo studio più universale e più caro del nostro secolo. Buffon fu il grande pittore non tanto della terra, quanto dell'universo, 1' origine del quale tentò di spiegare con arditissime ipotesi. Nella Teoria della terra, e nelle Epoche della natura sono molte congetture, che la scienza moderna ha dichiarate certezze; come sono il progressivo raffreddamento del globo, e