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Storia della Letteratura Italiana
Dalla metà del 700 ai giorni nostri
Giacomo Zanella
Francesco Vallardi Milano, 1880, pagine 192

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a cura di Federico Adamoli

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   j,3 introduzione.
   l'origine e natura dei fossili. Buffon fu il creatore dell'anatomia comparata; perchè quantunque Daubenton ed altri assistenti facessero l'esperienza, Buffon dirigeva i loro lavori. Era uno spettacolo il più lusinghiero che possa immaginarsi per la scienza, vedere i prodotti delle parti più remote del mondo venire al magnifico parco di Montbard per essere giudicati e classificati dall'occhio del filosofo. Le sue descrizioni sono pitture sempre varie e sempre bellissime, quantunque siano duecento le specie dei quadrupedi, ed ottocento degli uccelli, ch'egli ha descritte nella sua Storia Naturale. Il suo stile è sempre grandioso; più che di Aristotele e di Plinio tiene di Platone e di Omero; e dallo stile più che dalla vastità delle sue cognizioni, egli si riprometteva l'immortalità del nome, quando diceva: che le cognizioni, i fatti e le scoperte si rulano facilmente, si trasportano e spesso si avvalorano con essere messi in opera da più abili mani. Queste cose son fuori dell'uomo; lo stile è l'uomo stesso. Pecca nondimeno di corta enfatica turgidezza, per cui Voltaire sentendo un giorno citare la Storia Naturale, punto naturale, soggiunse. Spiace assai più che ne' suoi scritti manchi ogni calore di sentimento, per cui se sbalordiscono l'intelletto lasciano pur sempre gelido il cuore. Il soffio della divinità, che nello spirito di Linneo legava il visibile all'invisibile, il temporaneo all'eterno, non è sentito da Buffon, il quale sotto il velo maestoso delle cose create non si accorge, o piuttosto simula d- non accorgersi della presenza di Dio. Temeva il sogghigno della scuola filosofica; poiché se guardiamo alla sua vita, egli era credente e divoto, quale ogni festa il vedeano i suoi coloni di Montbard entrare nella chiesa del castello eoi cappuccino suo confessore, e seduto pomposamente sopra il suo banco signoresco ricevere l'acqua benedetta, l'incenso e gli altri omaggi dovuti alla sua nobile prosapia. Che se del suo ingegno si disse eh' era pari alla maestà della natura, sarebbe bello poter aggiungere che vedeva di là della stessa natura.
   Giangiacomo Rousseau (1712-1778) ginevrino amò la natura col sentimento ardente ed ingenuo di un figlio delle Alpi, e vide in essa palese l'immagine di Dio, che la guasta società del suo tempo gli teneva nascosta. Venuto a Parigi dopo una gioventù consumata nei disagi e nello studio, trovò in onore una letteratura frivola, scettica, corruttrice, irreligiosa, di cui Voltaire era l'antesignano. Dopo più anni di fortissimi studii sui classici latini, e sui tragici del suo paese per acquistare la grande arte dello scrivere, della quale vedeva l'onnipotenza, si accampò contro il suo secolo, di cui meditò la radicale riforma. Mescolando il paradosso e l'errore alla verità, sostenne che le scienze e le lettere aveano guasti i costumi; che l'ineguaglianza della proprietà era un'ingiustizia: che la volontà del popolo era il solo potere legittimo: aristocrati, monarchi e lettorati furono bersaglio della sua focosa e selvaggia eloquenza. Neil'Emilio con molti errori abbondano luminose verità chc migliorarono l'educazione dell'uomo; e la professione di fede del Vicario Savojardo è la più splendida testimonianza dei tempi moderni all' esistenza di Dio. Le dottrine di Rousseau furono il codice della rivoluzione francese; Mirabeau, Vergniaud e Robespierre furono i suoi discepoli. Che se a lui si devono principalmente imputare gli eccessi, che disonorarono quella nobile causa, dobbiamo pur confessare che la conquista più bella di tanti anni di terrore e di sangue, 1' eguaglianza di tutti i cittadini innanzi alla logge, è merito incontrastato del ginevrino filosofo. Si deve detestare Voltaire, ma si può compiangere Rousseau, perchè le private sue colpe sono redente dalla rivendicazione eh' egli fece dei diritti dell'uomo, fondamento dell'odierno viver politico; dall'avere riaccesa la fede in un Dio premiatore e vendicatore; e dall' avere ritratto il suo secolo dalla corrotta eleganza del vivere cortigianesco al culto semplice e salutare della natura. Chc cosa pensasse de' sistemi filosofici in voga a' suoi giorni, appare da queste parole al suo Emilio chc paiono scritte all'indirizzo di qualchc moderno scettico : Fuggi, egli dice, fuggi coloro che sotto pretesto di spiegare la natura, seminano nei cuori desolanti dottrine ; e nel loro finto scetticismo sono mille volte pia