g introduzione.
de' suoi amici, a'quali era prodigo non solo d'idee ma di scritti; di lui forse non
vivrà che qualche lavoro drammatico.
Per vie meno sospettate e quindi più pericolose conduceva le menti ai materialismo Stefano Condillac (1715-1780), che ricondusse tutte le facolta* dell anima umana alla sensazione, Picchè la riflessione il gmdieio, —o j erano veramente che una sensazione trasformata. Ammettendo la duali* della nostra natura, per cui si sdegnava che Locke avesse osato di chiedere^a se stesso se Dio poteva donare il pensiero alla materia, Condillac coli ipotesi della sua tatua animata contraddiceva a se stesso;.e tolta la facoltà del lettere riconoscila da Locke, cadeva senza avvedersene nel più grossolano materialismo. Ma l'apparente semplicità di un sistema, che portava tanta chiarezza nel e pu oscure questioni circa lo spirito umano, sedusse per due generazioni la li ancia
° 1IHeTvetius trasse da queste dottrine le più funeste conseguenze^ pose ^ distintivo dell'uomo in una migliore conformazione degli organi; la virtù «1 egoismo praticato con prudenza. E più basso ancora discese il barone , HMich che fece della sua mensa un'accademia di dissolutezza e di ateismo; e c eterna della natura mise la vergogna e lo sgomento nello stesso Voltaire ed m federico di Prussia. Erano maturi i frutti del seme gettato con tanta iJprei denza Voltaire e Federico, osteggiando il Cristianesimo, non sospettavano che I autorità reale, ne il prestigio dell'aristocrazia fossero per essere menomati. 11 patnàr ca di Ferney avea detto che la causa dei re era la stessa dei filosofi; ma dHoibacn e compagni ruppero l'accordo, e confusero nelle loro invettive 1 assolutismo monarchico colla potenza sacerdotale. Prima si gridava: non più preti ; ora, non mù preti nè re. La popolare fiumana veniva ingrossando ; rilassati gli argini di ogni umana e divina autorità, minacciava di travolgere nella sua lorda corrente
tutto il sociale edifizio. . -^oqn
Quello che i filosofi aveano con riserbo pensato, Beaumarchais (1M-J (J*J divulgò arditamente sulle piazze e sulle scene. Nelle Memorie contro Goezman Lablache. ecc. svela la corruzione dei Parlamenti, di cui egli stesso con cen o luio-isi avea compro il voto in una lite; nel Matrimonio di Figaro mettes Hill a scena aristocrati, borghesi, abati, magistrati, servi, padroni con audacia di colorito ed aristofanesca licenza di situazioni. Figaro, lo scaltro e corrotto barbiere, che si giuoca la fede del nobile e bonario Almaviva, raffigura la vittoria del popolo sulla vecchia aristocrazia. Il trionfo di Beaumarchais, cioè delle nuo 3 idee, fu clamoroso. Luigi XV colla Dubarry leggeva le Memorie : e Maria Antonietta nella sua villa al Trianon sosteneva le parti di Rosina; e il futuro bario j. ai Figaro. Così sfotto i colpi d'uno staffile plebeo, fra le ironiche risa della moltitudine, se ne andava la monarchia di Bossuet e di Luigi XIV. .
Ora dovrei toccare della letteratura francese negli anni della Rivoluzione e dell'Impero. Nell'eloquenza parlamentare Mirabeau (1749-1791) starebbe co* pm grandi oratori di ogni età, se la virtù avesse sempre ispirato la sua parola. IN ci discorsi de' Girondini e dello stesso Robespierre scoppiano lampi di vera lacondu, quando togliendosi alle torbide e fumose contese del giorno si sollevano ali eterna sorgente degli umani diritti. Questa forma astratta e metafisica distingue la eloquenza delle tre famose Assemblee da quella di Atene, di Roma e dei L ai-lamento britannico. ,-,«,10 i ano\ i a a L Due delle più illustri vittime del Terrore, Condoroet (1743-1.93) ed Andrea Chénier (1763-1794) potevano, il primo con eleganti trattati scientifici, il secondo con graziosi poemi, accrescere il tesoro della patria letteratura. Chenier era adoratore de' Greei bucolici ; ed è suo il verso che dovrebbe essere il canone dei nostri giovani poeti:
Sur des pensées nouveaux faisons des vers antiques.