j,3 introduzione.
teaubriand la gloria di avere riposto in onore le dottrine spiritualistiche¦ e rigenerata la letteratura di Europa. Avea meno splendore di fantasia, ma più elevatezza di mente del castellano bretone. Nella Letteratura considerata. nelle sue relazioni colle istituzioni sociali scopre le tracce della divina Provvidenza nel cammino della umanità, di cui la letteratura non è che l'espressione. Là larghe vedute filosofiche e religiose della Stael screditarono il gretto empirismo di Cabanis, Garat e Tracy, al quale pochi anni dopo il venerando Royer-Col.Iard dovea dare gli ultimi colpi. Col suo libro, YAlemagna, rivelando alla Francia il movimento letterario e filosofico d'oltre Reno, aperse nuovi campi al pensiero mummificato in un arido classicismo; e parlando a'poeti, come ad eroi, disse loro: siate virtuosi, siate credenti, siate liberi: rispettate ciò che ve caro: cercate V immortalità nell'amore e la divinità nella natura : fate santa l\mima vostra
come un tempio, e Vangelo de'nobili pensieri non isdegnerà di apparirvi. Afflittissima per la morte del padre, che adorava, venne in Italia; e le rumo ^gi Roma il golfo di Napoli, Miseno, il Vesuvio e Pompei le suggerirò: o qi>e ,a C orinna, nelle cui glorie poetiche e dolorose vicende d' amore adombrò le segrete
cure della sua vita.
In opposizione alle dottrine del Contratto sociale, eh' ebbero tanta pance nel nuovo assetto politico della Francia, il visconte de Bonald ed il conte de Maitre fondarono una scuola di pura teocrazia. Non nel consenso del pop », ma saio nel volere divino Bonald colloca la sovranità: volere manifestato da Dio per.mezzo del linguaggio, non inventato, ma dato all' uomo da Dio con tucte le verità necessarie alla vita, depositate nella Bibbia, di cui solo la Chiesa è 1'uiterprete. Il conte de Maistre, ministro di Sardegna alla corte di Russia, odorò da 1 )i tano il sangue onde s'era macchiata la Rivoluzione francese, e ne divenne ebbro.e frenetico. Degli eccessi della libertà non vide rimedio che nelle catene del , lù duro servaggio. Gridò 1' uomo naturalmente perverso ; dichiarò necessaria la pena: glorificò la mannaia ed il boia: vide la salute nel braccio di un sol uomo, il papa, innanzi al quale debbono curvarsi tutte le potestà della terra. Le serate di Pietroburgo, il Papa, la Chiesa Gallicana, sono l'esposizione di un sistema, che appena i tempi di mezzo aveano sognato. Piacque in un .secolo di sfiaccolate eleganze la rude energia del suo stile impresso della terribilità dei profeti; ma se dura la fama dello scrittore, l'opera del politico è già posta nel numero de' romanzi, come forse lo stesso De Maistre pensava e prevedeva.
Fin qui la letteratura francese fu, più che nazionale, europea, come era stata la Rivoluzione. I grandi problemi; trattati dai dotti scrittori, tenevano attente tutte le nazioni, che riconoscevano dalla Francia il loro miglioramento politico, e speravano ancora più per l'avvenire. Ma colla caduta di Napoleone e col ritorno de' Borboni il pensiero francese, che avea abbracciata l'intera umanità, si restrinse ne' naturali suoi limiti, e quello spirito di libertà, che cogli scritti e colle armi avea scossa l'Europa, si volse a riformare e ringiovanire le arti e la letteratura. Togliere la poesia alle sue vecchie catene; bandire la mitologia, di cui tanto abuso si era fatto nell'epoca imperiale ; tornare al culto del vero, unica sorgente del bello, fu lo scopo dei primi scrittori sotto la restaurazione boruonica.
L'Inghilterra e la Germania erano ben corse innanzi in queste idee;.la Francia col veicolo della sua lingua e delle sue mode doveva renderle popolari negli altri paesi. Nel 1823, fondossi in Parigi una rivista, la Musa francese, in sai scrivevano Vittor Hugo, Alfredo de Vigny, Emilio Deschamps, e le poetesse Desbordes-Val-more, Tastu, Sofia e Delfina Gay. Walter Scott trasse gli sguardi di questa giovane pleiade verso il medio evo; e le rocche feudali, le castellane, i trovatori, ì tornei, i romitaggi misero in fuga gli dei dell'Olimpo, ne rispettarono gli stessi, mani ai Bruto e di Catone. Vittor Hugo paragonava il classicismo alla morta giumenta, che Orlando trascinava, c volea barattare col giovin puledro del pastore. Ma la società dopo qualche tempo si sciolse: il tono sentimentale di alcuni soci spiacque