INTliODUZIONE.
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foce l'apoteosi della materia ; e l'arte spogliata d'ogni divino e spirituale elemento cadde in un realismo di fango, che corrisponde pur troppo al concetto della scuola positivista.
Questo realismo che chiude alla immaginazione le porte dell'infinito, si è ristretto alla pittura della moderna società, nella quale ne Dante, ne Shakspeare, uè Tasso troverebbero certamente i tipi delle loro eroiche figure. Il romanzo di ]>alzac ha distrutto l'ideale, che pur era nella Sand, in Mérimée, in Dumas padre, nello stesso Sue ed in Gsuthier; l'adorazione della forza brutale, la glorificazione del vizio, la curiosa anatomia d'ogni corruzione privata e pubblica, il difetto di ogni colore morale non sono compensati dalla originalità dei caratteri, dalla piena conoscenza del cuore umano e dal vivo colorito dello stile. Zola è l'ultima e la più compiuta manifestazione di questo genere; coloritore possente, ma che tinge troppo spesso il pennello nel marcio delle cancrene. Nel teatro la grande attrice Rachel fece per qualche istante rivivere Racine e Corneille; cosicché Ponsard tornando all'antica tragedia, ma con meno sfoggio di eloquenza e più verità di costume, credette di richiamare i Parigini al gusto de'classici. Ma l'onda del realismo montava colla Dama delle Camelie, colla baronessa d'Ange, col Demi-monde di Dumas figlio; e Ponsard, Ottavio Feuillet, Emilio Augier e gli altri pochi, clie la poesia del focolare domestico opponevano all'orgia della Santa Boemia, si trassero in disparte o più tardi secondarono il corso della brutta fiumana. Baudelaire avea detto di tuffarsi.
Au fond de l'inconnu pour trouver du nouveau;
ma non è già nell'ignoto, bensì nelle fogne che si tuffarono lui e tutta la scuola realista; e lo schiamazzo dello scandalo interpretarono come un applauso.
Che fece e fa ora la critica in Francia? Chateaubriand e la Stael, l'uno svincolandosi dalle tradizioni greche e romane; l'altra attingendo alle nuove fonti del pensiero tedesco, aveano tolta la critica alle anguste vedute di Laharpe e di Le-ìnercicr. Yillemain studiò l'influenza reciproca delle diverse letterature; e giudice imparziale non fe' distinzione se il bello venisse dalla scuola classica o dalla romantica. A più stretta sfera discese Sainte-Beuve, vero Aristippo della erudizione, che per paura di ritrovarsi solo ultimamente fece buon viso allo stesso realismo; e cercando l'uomo nello scrittore finì negli aneddoti della biografia, che più piaciono a' lettori ristucchi di teorie ed avidi della vita reale. Giulio Janin, elite fu salutato principe della critica, è fiorito, leggero , bizzarro, senza solidità di cognizioni e di principii, quantunque si mostri innamorato degli antichi, particolarmente di Orazio ch'egli cita , se occorre, nell'elogio d'una cantante. I suoi articoli sono come un canestro di fiori, che ci si versasse sul capo; un fiore potrebbe piacere, ma quella grandine riesce molesta. Gustavo Pianelle è l'opposto; rigido ed austero, ma senza principii fissi, sferza con implacabile ironia le parti difettose di un'opera, più che non si fermi sulle eccellenti. Quando un autore, che già ebbe le sue lodi, esce di via, Planche non gli risparmia i rimproveri: lo sanno Vittor Hugo e Ponsard, co'quali fu qualche volta più che severo, maligno.
Parigi fino dal seicento è la capitale del mondo civile. La corte di Luigi XIV propagò fra le nazioni di Europa quel fino senso di eleganza e di onore che, in onta al presente decadimento della Francia, conserva a Parigi il suo antico prestigio. Se Parigi non è ora all'avanguardia della scienza , possiede ancora il segreto d'ammaliare il mondo colla sua letteratura. I suoi romanzi e le commedie sono ancora il fondo principale delle librerie e de'teatri stranieri. L'immensa dif-iusione de'giornali e delle riviste (la Revue des deux Mondes tira, a quanto si dice, 12,000 copie) porta il nome di uno scrittore alle più lontane contrade, e quel clic piace a Parigi diviene norma ed esempio a' letterati d'altri paesi. Vero è che la conoscenza delle lingue inglese e tedesca, ora più diffusa in Italia, con