intiioduzione.
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razza dominatrice ; ed arricchirsi con bastare a se stessa. Ebbe principio da lui l'usanza di trattare ne'giornali la politica, la morale e la religione; usanza che, come osserva il Villemain, è a'libri stampati quello che i libri stampati furono alla scrittura. Nessuno autore del mondo vive ne'suoi scritti, come questo figlio di Erina; non solo il suo ingegno e la sua morale, ma le sue passioni stesse, gli odii, gli amori, i pregiudizii, le follie vi sono schiettamente ritratti. Se il genio, come si disse , è confine alla pazzia, niuno più di Swift lo ha provato, il quale lottando tutta la vita a tenere in freno quel demone, che più riottoso di quello del Tasso e di Socrate gli popolava di fantastiche visioni la mente, ebbe negli ultimi anni a soccombere sotto lo stesso, e chiudere in desolato ritiro la sua mesta giornata. Cervantes e Rabelais si combattevano in lui; nel Racconto di una Botte e ne'Viaggi del Capitano Gulliver è un tale torrente di gaiezza, d'ironia, di grottesco e di buon senso, che non è maraviglia se dalla penna di Swift dipendesse la fortuna dei ministeri. Come la spada di Armodio era coperta di mirto, il frizzo di lui si copriva de'fronzoli e dei sonagli della follia; ina passava diritto al cuore delle vittime, che per discolpa dell'uomo erano sempre politiche. Contro i liberi pensatori, che fino d'allora pullulavano in Inghilterra, dettò il suo ironico Argomento per VAbolizione del Cristianesimo, fiera e trionfale apologia degna eli Tertulliano.
Bernardo di Mandeville (1670-1733), Olandese di nascita, scrisse nel vigoroso linguaggio di Bacone e di Taylor la sua Favola delle Api. Qualunque sia il fine, a cui Mandeville mirasse col porre innanzi e difendere il paradosso, che l'umana società si sostiene non per domestiche e civili virtù, non per magnanimi affetti e sacrificio di sè, ma per ciò che a torto chiamiamo vizio naturale e morale, questo libro porta l'impronta di una mente robusta con originali vedute in una scienza più che bambina a' suoi giorni. Alcuni bellissimi tratti di Adamo Smith nella Ricchezza delle Nazioni hanno riscontro in Mandeville, come sono, la maggiore agiatezza goduta ora da un povero che da un re nel principio dell'umana società, e l'infinito concorso di lavori e commerci richiesti alla fabbrica di un panno scarlatto. Anche la Teoria del sentimento morale proposta dallo Smith e tanto combattuta nell'etica dello Stellini, trovasi più che in germe in questo libro.
Nel 1719 usciva il Robinson Crusoe di Daniel De Eoe (1661-1731), il libro più popolare di Europa, fondato sulle reali avventure di Alessandro Selkirk, che un naufragio aveva gettato in un'isola deserta. La forza di pensiero con cui De Foe entra nella scena e nella tela delle avventure, la mancanza d'ogni abbellimento rettorico danno al racconto le sembianze di una storia. E si noti, che nei suoi scritti politici De Foe non abborre dagli ornamenti dell'arte; ma nel romanzo si mostra semplice e quasi incolto per parere veritiero.
Tra questi grandi ingegni corse inosservata la giovinezza di Jonhson, che dalla campagna venuto a Londra col suo pupillo ed amico David Garrick passò qualche anno nel mestiere di traduttore e di giornalista. La fama di lui cominciata con qualche poema imitato da Giovenale, ascese al meriggio col Dizionario della lingua inglese, compilato da lui solo in pochi anni ; lavoro che poteva stancare le forze di una intera accademia. Col Dizionario si costituì legislatore della lingua; e trasse intorno alla sua scranna quanti coltivavano l'arte e le lettere in Londra. Boswell nella impareggiabile biografia ci ha messo innanzi il suo eroe qual era in vita, colla sua grande statura, nera veste e bottoni d'argento, ora immerso in alta meditazione, ora effuso in amabili ed eruditi colloqui, e sempre ameno e cordiale sia che scagliasse la folgore contro i nuovi filosofi, sia che si sciogliesse in pianto infantile sull'aperta fossa di Garrick in Westminster. Erano della sua società Garrick, l'inarrivabile attore, il pittore Reynolds, Burlce, il grande oratore, l'emulo di lui Fox, Adamo Smith con molti altri della più fina nobiltà d'Inghilterra. Agli Italiani piacerà d'intendere, che Pasquale Paoli proscritto dalla Corsica e vivente esule in Londra, ebbe più volte Jonhson ospite in