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Storia della Letteratura Italiana
Dalla metà del 700 ai giorni nostri
Giacomo Zanella
Francesco Vallardi Milano, 1880, pagine 192

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a cura di Federico Adamoli

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   intlioduzione.
   19
   scandalo clic Voltaire levava nel mondo, veniva tratto tratto ad accendere la bile del poeta, che d'ordinario si piaceva di semplici descrizioni della natura sparse di una tollerante ed amabile filosofia. Conforme alla natura era la sua vita ; così gli riuscì naturale lo stile, che tenne immune dai conccttini e dalle antitesi della scuola di Pope. Dammi, diceva, la linea che ara la superba sua via, come cigno che sale a ritroso della corrente; dammi la beltà come di una scena campestre, la beltà che direttamente va al cuore e nulla deve alle sottigliezze dell'arte. Ne' suoi poemi la pittura della vita domestica; gli aspetti dol ciclo nelle diverse stagioni e nelle varie ore del giorno; le scene della campagna clic gli suggerirono il verso famoso: Dio ha fatto i campi, l'uomo la città, non sono ancora dimenticate in mezzo a tanto frastuono de' più moderni poeti.
   Quello che Cowper istintivamente aveva tentato, Guglielmo Wordsworth (1770-1850), fece pensatamente con maturo ed ostinato proposito. L'inglese letteratura del secolo di Elisabetta avea preso gli esempi dall'Italia; dalla Francia il secolo della regina Anna; e dalla Germania il secolo decimo nono per opera principalmente di Wordsworth. Nella prefazione alle Ballate liriche egli confessa, chc messi da banda interamente e per sempre tutti gli splendidi artifìcii di stile trovati nei corsi tempi dai padri della poesia e perpetuati in ogni classe dei loro successori, confessa che suo principale intendimento era di scegliere accidenti e situazioni della vita comune, di narrarli e descriverli distesamente per quanto poteva col proprio linguaggio usato dall'uomo in quelle circostanze; c di gettare sul racconto un certo colore d'immaginazione per cui le cose comuni apparissero alle menti in guisa non comune, e di rendere inoltre quegli accidenti e situazioni interessanti col notare in essi le leggi principali di nostra natura, specialmente riguardo al modo con cui si associano le nostre idee quando 1' anima è in istato di vivida sensazione. Questa teoria lodabilissima in quanto rigetta dal verso quel vano ingombramento di frasi, di epiteti, e di circonlocuzioni, chc come logori cenci passarono di secolo in secolo fino a noi, non è accettabile, quando rifiuta quelle grazie dello stile, che nascono naturalmente collo stesso pensiero, distinguono la poesia dalla prosa, ed hanno la sanzione dell'uso che ne fecero i poeti di tutti i tempi così barbari come civili. Se lo stato di vivida sensazione nell'anima è sostanzialmente identico all'entusiasmo poetico, ed il linguaggio con cui si esprime la passione c per se stesso la poesia, non occorre che il poeta si studi di ridurre quel linguaggio alla misura del metro, come il Wordsworth ha fatto; uomini, donne,', fanciulli agitati che siano da qualche passione conten-' deranno gli allori a Dante e a Manzoni. Ma la poesia è un' arte, come sono la pittura e la musica; ha per suo strumento la parola, come l'altre due hanno i colori ed i suoni. Ora come niuno sarà musico, perchè in istato di passione prenda un violino; nò pittore perchè prenda un pennello; così non sarà mai poeta chi parli il linguaggio delle passioni, se prima non l'abbia purgato, vagliato, e cernito co lunghi e fortissimi studii che l'arte comanda. Wordsworth ha lasciato alcuni poemi che realmente non si distinguono dalla semplice prosa se non fosse la misura del verso; alcuni altri bellissimi conformati ai suoni ed alle leggi dell'antica arte poetica; e questi sono il fondamento della sua gloria, e di quella popolarità che gli va crescendo in Inghilterra. Gli eccessi della sua teoria si possono perdonare in grazia dello sfratto che ha dato ai vecchiumi della rettorica, e dall' avere aperte al poeta le fonti di fresche ispirazioni nella giornaliera vita del popolo.
   Wordsworth è capo di quella pleiade di poeti che si dissero Laghisti dall'abitare che fecero le belle rive dei laghi di Scozia. Eminente fra questi è Samuele Tailor Coleridge (1772-1834), che lasciati i sogni che avea di fondare in America sulle rive del Susquehana una colonia, ove tutti i beni fossero in comune (scelse quel fiume, perchè il suo nome gli parve opportuno alla misura del