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Storia della Letteratura Italiana
Dalla metà del 700 ai giorni nostri
Giacomo Zanella
Francesco Vallardi Milano, 1880, pagine 192

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a cura di Federico Adamoli

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   j,3 INTRODUZIONE.
   cisione meravigliosa. Bunyan ha mostrato come la lingua del popolo basti all'analisi della morale ed all'estasi della contemplazione; come nelle Memorie del Tempie la più vasta dottrina ha tutto 1' atticismo di un' amichevole conversazione fra gentiluomini.
   Nella prima metà del secolo, di cui parliamo, la prosa più elegante è quella di Addison, la più ponderosa di Johnson, la più efficace di Swift. Le mordaci Lettere di Junius, credute di sir Filippo Francis e dettate contro il ministero del duca di Grafton, vanno dal 1769 al 1772; e sono splendidissime prove, come lo stile possa rendere eterno uno scritto di occasione. Più vicino a noi Tommaso Carlyle nella sua Storia della Rivoluzione francese apparve più poeta che prosatore nel cogliere il lato più pittorico de' fatti e nella brevità del descriverli ; nelle Letture sugli eroi parla di Dante coll'entusiasmo di un profeta e la veracità di un cronista. Ma lo scrittore nel quale la prosa inglese in questi ul timi tempi ha spiegato tutta la sua potenza è Tommaso Macaulay (1800-l~ì59) che negli anni di sua dimora nell'Indie scrisse i due mirabili Saggi su lord Olive e lord Hastings, ove ai più vivi colori dello storico si accoppiano le profonde vedute dello statista. Oratore facondo nel Parlamento, dopo d' esserne _ stato escluso per una giustizia da lui fatta a' cattolici, si diede alla sua grande s+oria che abbraccia gli ultimi anni degli Stuard, e la vita di Guglielmo d'Orange. De' due elementi, che fanno la bontà d'una storia, osservazione filosofica e felicità di narrativa, non si sa dire quale predomini in questo lavoro, ove la vita intima della famiglia e la lotta dei partiti e tutti i congegni della macchina parlamentare sono esposti ora colla florida ubertà di Livio, ora colla austera sobrietà di Tucidide. Cinque edizioni in sei mesi nella sola Londra, e la vendita di 18,000 copie attestarono 1' universale ammirazione; in America nella sola Filadelfia in pochi giorni se ne smerciarono 25,000 mila esemplari, successo inaudito nei fasti della stampa. La città di Edimburgo vergognosa del passato ostracismo gli riaperse le porte del Parlamento, ove i lunghi silenzi gli erano perdonati come segno di più vasti pensieri. Macaulay non segregò mai la storia dalla poesia. Viaggiando in Italia le classiche memorie di Roma gl'inspirarono alcuni versi leggendari, che intitolò: Canti dell'antica Roma. Sono piccoli poemi arcaici sul combattimento degli Orazi, sulla morte di Virginia, sulla battaglia al lago Regillo e simili, con cui tentò di rifare i canti già perduti da più di venti secoli, che il Niebhur considerava come la prima sorgente delle decadi di Tito Livio. Hanno qualche soffio de' vecchi tempi, ma l'arte squisita del veiso dissipa prontamente ogni illusione. Mancava questa potenza di creazione poetica in Enrico Hallam (1778-1859) che nella storia L' Europa nel medio evo vendicò quo' secoli dalle accuse di Voltaire, e fu giudice imparziale più clic vivace pittore. Dopo dieci anni nel 1827, pubblicò la Storia costituzionale dell'Inghilterra, e negli ultimi giorni della vita, afflitto da gravi sventure domestiche, fatte immortali dalla musa di Tennyson, compiè la Storia letteraria di Europa nel secolo decimoquinto, sesto e settimo, ove si danno tante rare notizie ed assennati ^ giudizi sui nostri scrittori. Si accosta se non si agguaglia al Macaulay 1' americano Guglielmo Prescott (1796-1859) che nelle Storie di Ferdinando ed Isabella, della Conquista del Messico e del Perù, e nella Storia di Filippo II, che lasciò non compiuta, coll'aiuto de' copiosi documenti da lui prima dissepolti negli archivi di Spagna, travagliato da lunga malattia di occhi, fece per la patria de' primi oc-cupatori d'America quello che in più secoli non seppero fare i suoi figli. Il Macaulay è superiore per dottrina: narrava avvenimenti di casa sua de' quali vedeva a' suoi giorni gli effetti; in Prescott fra gli avvenimenti e lo storico^ che li descrive, è l'Oceano. Questa distanza peraltro rende più severo il giudicio di Prescott; nel Macaulay i giudizi sulla razza celtica sentono qualche volta l'orgoglio del sassone conquistatore.
   Dovrei ora dire del romanzo inglese in questi ultimi tempi, nel quale le donne portarono tutto il pudore e la delicatezza del loro sesso. Mi basti una parola sul