INTliODUZIONE. 33
spirassero a rendere più sempre sensuale la vita, si gettarono ai tempi delle forti credenze, delle badie, de' castelli, de' trovatori e de' cavalieri per riaccendere nei cuori il sentimento religioso, che, seeondo la loro opinione, era il solo poetico. Il meno evo fu la notte magica attraversata al chiaro di luna da sciami di novelle e di leggende; e le superst-'zioni dell'Oriente c del Settentrione parvero migliori sorgenti di poesia, che la vita pratica dell' Europa moderna. Hammer, il ghinde orientalista, tradusse i poeti arabi e persiani; i fratelli Grimm raccolsero tutti i miti e le tradizioni della vecchia Germania. Dante poco pregiato da Goethe venne in altissimo onore. Gries tradusse in bei versi tedeschi Petrarca, Ariosto e Tasso-c Tieck acconciò al gusto della sua nazione il gran romanzo di Cervantes. La penisola iberica, la patria dei grandi ascetici, Teresa di Cepeda, Giovanni della Croce e Luigi di Granata, attirò lo sguardo de' novatori, e Schlegel raccomandò ali Luropa 1 drammi di Caldcron e le romanze spagnuole. Federico Schlegel (1772-1829)^ nella sua Storia della letteratura antica e moderna giudica migliori i poeti che più sì allontanarono dalla realtà della vita; i* secoli d'oro della umanità sono per lui i tempi di mezzo, prima che il papato e l'impero discordassero; e loda 1 Austria che si sforzava di tornare l'Europa a que' tempi. Suo fratello maggiore Guglielmo Augusto (1767-1845) nelle sue Lezioni sull'arte drammatica mostra opinioni pm temperate: profondo conoscitore di sanscrito diede alla Germania il Raniayana e l'Ilitopadesa; ed illustrò con belle ricerche il poema nazionale di .Nicbelungi. In un passo delle sue Lezioni pare che si ribelli alle teorie del fratello: credo ben fatto notarlo. È chiaro, egli diee, che lo spirito immortale della poesia appare in forma diversa ogni volta che rinasce nelle nazioni. Le forme della poesia deono cangiare secondo il cammino che prende dal tempo l'immaqi-nazione poetica. Luigi Tieck (1773-1853) raccolse nel Phantasus le leggende e le favole del medio evo che più hanno del meraviglioso e del fantastico; come nel romanzo i Viaggi di Sternbald colle allegorie più strane e co' più bizzarri simboli espone i suoi pensieri sull'arte. A metà della vita, appena editi da lui gli scritti del -Novalis, altro campione della scuola romantica, Tieck mutò divisa; ed in una novella, ove Ofelia termina con dare volontaria la mano di sposa ad uomo volgare, alludevi passaggio che dai sogni dei romantici egli aveva fatto alla scuola dei realisti. Uno degli ultimi suoi lavori è Vittoria Accoromlona, ove se il disegno è scorretto e le digressioni, peccato eterno de' romantici, arrestano troppo spesso il racconto, il carattere dell'eroina ed i costumi italiani a tempi di Gregorio XIII e di rSisto V sono scolpiti con mano maestra. Tieck diresse la rappresentazione dell Antigone di Sofocle sul teatro di Posdam; e fu la più splendida ammenda, che 1 ardente promotore della scuola romantica potesse fare al più perfetto dei classici antichi.
Vivacità d'immagini, ricchezza di lingua ed armonia di verso resero popolari me Ite poesie de' romantici, alle quali mancava assolutamente l'opportunità del momento. I poeti indotti a cantare non per impulso del cuore, ma per giuoco d'im-rnaginazione cercarono nella storia di avvantaggiarsi sulla scuola contraria. L'ironia fu la loro arma più cara: guardando dalle serene altezze dell'arte alle miserie del secolo^ non d'alt™ lo credevano degno che del loro sogghigno. Infinita è la schiera de poeti e de' romanzieri che appartennero a questa scuola. Brentano, Vg la Àlotte-Fouquè, Eichendorff, Immermann, Adalberto von Chamisso, Enrico Ivloist sono 1 migliori: Ohlenschlager ed Andersen di Danimarca rivelarono alla Germania i miti e le antichità scandinave; ed Hoffmann ne'suoi racconti orribilmente fantastici più che ogni altro scrittore del suo tempo fece fremere ed abbrivi-dire ? lettori.
^la la Rivoluzione francese, le guerre napoleoniche, l'insurrezione della Germania e la reazione della Santa Alleanza tolsero i poeti a' loro pacifici so^ni, e li costrinsero a mescolarsi colle forze vive della nazione. Alla loro testa è Teodoro Koerner (1791-1813), morto combattendo per la patria presso Rosenberg: Lira e
Zanella. k