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Storia della Letteratura Italiana
Dalla metà del 700 ai giorni nostri
Giacomo Zanella
Francesco Vallardi Milano, 1880, pagine 192

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a cura di Federico Adamoli

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   CAPO I
   Costumi. — Accademie. — Università'. — Teatro. — Giornali.
   Il secolo decimottavo ne' suoi ultimi anni ha veduto la più grande rivoluziono, che dopo il Cristianesimo abbia rinnovata la vita delle nazioni. Scomparso l'impero romano e sorta la dominazione papale, i popoli di Europa si acconciarono ad una forma di vivere, che con poche varietà nelle istituzioni e ne'costumi si prolungò sino ai giorni dei nostri padri. La soeietà poteva dirsi divisa in due campi; una aristocrazia, che nelle stesse repubbliche conservava fieramente i suoi privilegi; ed un volgo, che per lunga abitudine all'obbedire appena sentiva i diritti dell'uomo ; nò si sottraeva al giogo de' nobili che per cadere in più dura schiavitù sotto la forza di un solo. L'aristocrazia per lungo tempo compagna al regio potere, o posta per sè stessa al timone dello Stato, colla sua operosità, benché non sempre benefica, fu rispettata e temuta dal popolo; ma quando i re colla frode e col sangue la spogliarono a poco a poco d'ogni potere, e non le lasciarono che la vanità di uno stemma e d'una livrea nelle feste di corte, le genti presero a considerare le cause e le ragioni di un fasto, che ponea tanta distanza fra i nobili e loro^ e videro apertamente che le grandigie del vivere signorile erano il retaggio di altri tempi, e che più non si doveano sopportare nel nostro. Una scuola di acutissimi speculatori guidata dalla esperienza avea distrutto il regno delle antiche favole ed indagate le vere leggi della natura; altri sagaei pensatori si misero alla ricerca dell'origine dell'umana società, della potenza regale, dei diritti e dei doveri dei sudditi, e vennero a conclusioni che direttamente contrastavano coll'ordine delle cose allora esistente. Dallo studio de'filosofi queste idee rafforzate dal calore della eloquenza passarono nella mente del popolo, che prese ad odiare e schernire quanto prima amava ed onorava; finché gli odii a lungo covati ed inaspriti dalla ostinazione del partito contrario divamparono nel terribile incendio, che purificò la società dalle antiche sue colpe, e la ridusse a quella forma più naturale di vivere che ora veggiamo. Perocché chi volesse comprendere in poche parole i disegni, le speranze, gli sforzi e gli effetti della Rivoluzione francese, potrebbe dire non essere stata che la sostituzione di leggi più giuste, più naturali e più semplici a quell'ibrido ammasso di privilegi, di consuetudini e di pregiudizi che governavano la soeietà di quel tempo.
   Nella vita di allora tutto era artificioso e posticcio. A non dire delle prodigalità regali e delle soperchierie dei nobili che costavano vergogna e sangue allo St.ito, il lusso avea creata una vita fittizia, che si manifestava nella abitazione, nelle vesti, Mila mensa, nelle veglie, nei teatri e nella stessa letteratura. Le case signorili goffamente fabbricate e tutte ingombre di statue, di dorature e di stucchi, riboccavano di una folla oziosa di lacchè, di staffieri, di cocchieri, di cuochi e di guatteri a' quali si deve aggiungere il barbiere e il parrucchiere che saitvano^ ogni mattina ad ungere, architettare, impolverare la testa del padrone. Poi veniva l'ora del vestirsi, che dal trinato collarino allo calzette di seta bianca